Come volevasi dimostrare…

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Vedete, le proteste sono sempre benedette. Ogni forma di protesta pacifica è segno di civiltà, di chiedere diritti che magari si perdono, di chiedere dignità. E in una città come Agrigento (così in tutta la Sicilia) la dignità, spesse volte, viene calpestata da una cattivissima gestione della mala politica regionale all’interno della quale molti rappresentanti agrigentini ne hanno fatto parte (e continuano a farne).

E’ li il lercio di una proteste che andrebbe fatta a Palermo, sotto la sede della Regione. E’ da li che la nostra dignità viene calpestata; è da li che sono ormai oltre 50 anni che si sente parlare di crisi idrica e mai nessuno ha mosso un dito. Ecco il vero nocciolo della questione.

Questo gli agrigentini lo hanno ben compreso. E lo dimostrano anche disertando totalmente una fallimentare forma di protesta organizzata dal Codacons che ha piazzato una tenda dove ha trovato rifugio il responsabile della “trasparenza” Di Rosa. Due giorni, due flop, due tragedie. E dire che lo sesso Di Rosa ha garantito che non smonterà la tenda fino a quando agli agrigentini non arrivi l’acqua regolarmente.

Il popolo ha capito lo sgambetto che il Codacons avrebbe voluto fare ed è per questo che ha disertato la “protesta” nonostante i proclami dello stesso Di Rosa e di un soggetto che è convinto di fare satira e far sorridere gli altri. Proclami che sono andati a vuoto che danno uno spaccato di come è tanto facile sapere scrivere minchiate sui social per poi diventare difficilissimo mettere in atto la realtà. Tutti a casa, rigorosamente, e Di Rosa lasciato da solo quasi a mostrare tenerezza.

La gente ha capito che la sua protesta è del tutto particolare e unilaterale: c’è da colpire il sindaco Franco Miccichè, perchè anni fa non gli ha dato un assessorato. La gente sa che la protesta deve essere effettuata a Palermo e non qui. La gente non presta il fianco alle vendette personali di Di Rosa contro il sindaco. Il “trasparente” rappresentante agrigentino appare sempre più solo perchè la gente ha capito tutto.

Così come tutti i comitati presenti nelle due manifestazioni di qualche mese addietro. Nessuno ha voluto partecipare a questo bluff perchè tutti coscienti del fatto che c’è qualcosa di personale tra Di Rosa e Miccichè. Quindi perchè partecipare? Di Rosa questo lo ha capito e dopo i segnali sibillini dei giorni scorsi adesso lo scontro con i comitati è sotto gli occhi di tutti. Per non parlare della Chiesa la quale, nonostante il suo capo pastorale aveva lanciato un allarme (“Non protestiamo per favore contro qualcuno ma protestiamo contro la crisi idrica…”) solo oggi ha capito che partecipare in quel modo, con il partito comunista accanto e tante bandiere sindacali (rigorosamente comuniste) è stato come scivolare in una buccia di banana.

La chiesa, che si autoflagella quando commette piccoli errori, figurarsi se adesso non riuscirà ad autoperdonarsi (libertà giornalistica…) di questo strafalcione. E oggettivamente, lo ammettiamo, sta correndo ai ripari.

Nel frattempo il sindaco di Agrigento, contrariamente a quanto sostenuto da Codacons, lavora, lavora alacremente, incontra Cocina e la Protezione Civile tutta. E’ in perenne contatto con Palermo e le cose sembrano andare per il verso giusto.

Di Rosa pretende che il sindaco gli dica quotidianamente lo stato dell’arte dei lavori, cosa sta facendo e così via dicendo. E noi chiediamo a tutti, ma proprio a tutti, si sapere Di Rosa cu minchia è? La stessa domanda la facciamo a lui: perdonaci, ma tu cu minchia si?

Non me ne voglia la chiesa, giusto adesso che corre ai ripari. Non me ne vogliano i comitati che solo adesso hanno capito che si tratta di una guerra personale alla quale non voglio prestare il fianco; non sappiamo ancora se il partito comunista abbia compreso questo inghippo. La doverosa e civile protesta va fatta nelle sedi opportune, non certo con una tenda ai piedi del Comune di Agrigento.

Capire, capire, capire.

Meglio tardi che mai…

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