Depistaggio: “Lo Stato responsabile civile”

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I figli e il fratello di Paolo Borsellino citano lo Stato come responsabile civile al processo sul depistaggio. Trizzino precisa: “Nessuna implicazione politica. Atto dovuto”.

Quattro poliziotti del gruppo investigativo “Falcone e Borsellino” sono appena stati in prima udienza preliminare per falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio. Hanno risposto ‘presente’ all’appello del Gup del Tribunale di Caltanissetta, David Salvucci. Sul banco degli imputati siedono Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che avrebbero dichiarato il falso, sotto giuramento, deponendo come testimoni nel corso del processo di primo grado sul depistaggio. Il gruppo investigativo “Falcone e Borsellino” è lo stesso in cui hanno militato Bo, Mattei e Ribaudo, capitanati dal defunto questore Arnaldo La Barbera, ossia il gruppo di sarti che avrebbero vestito su misura e confezionato il falso pentito Vincenzo Scarantino, punta del compasso del depistaggio.

Ebbene, in occasione dell’udienza, i figli di Paolo Borsellino, Lucia, Manfredi e Fiammetta, hanno depositato istanza di costituzione come parte civile e di citazione, come responsabile civile, della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno. E ciò perché è lo Stato, per il quale gli imputati hanno lavorato, che ha la responsabilità civile del risarcimento. Stessa istanza ha presentato il fratello di Paolo, Salvatore Borsellino. Nel frattempo, nella stessa udienza, l’avvocato dello Stato, Giuseppe La Spina, si è costituito parte civile per la Presidenza del consiglio dei ministri e per il ministero della Giustizia, quale danneggiato dal reato, e per il ministero dell’Interno come parte offesa. I difensori dei figli di Borsellino, gli avvocati Fabio Trizzino (marito di Lucia Borsellino) e Vincenzo Greco, commentano: “Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità, sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino. Abbiamo massima fiducia nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare. Questo processo è un’appendice del processo principale che si è concluso, e che fa parte di una cornice all’interno della quale sembra esserci il coinvolgimento di vari livelli istituzionali”.

E Trizzino aggiunge e sottolinea: “Rispetto al risalto dato alla citazione della Presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno nel processo cominciato a Caltanissetta, voglio precisare che si tratta di un semplice atto dovuto privo di qualunque implicazione politica. Anzi colgo l’occasione per ringraziare l’attuale Governo che, per primo, in sede di Commissione nazionale antimafia, ha dato parola ai figli del giudice Borsellino”.

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