1885, duello d’onore a Girgenti. Una storia di penne, lame e orgoglio. Singolar tenzone a Girgenti continua a colpi di denunce

Condividi

13 Settembre 1885: un giorno che le cronache di Girgenti non hanno mai dimenticato. La città, già teatro di infinite lotte e polemiche, diventa il palcoscenico di un dramma che intreccia il destino di due uomini e di un’intera epoca.

Tutto comincia con le parole: parole taglienti come lame, che si sfidano sulle pagine dei giornali. Due uomini, improvvisati giornalisti, danno voce a passioni e rancori che animano le “lotte intestine” della città. Tra questi, l’avvocato Salvatore Tornabene, direttore del giornale La Rupe Atenea, accende la miccia della polemica con un editoriale al vetriolo intitolato “Coniglio e… lepre”, pubblicato proprio quel fatidico 13 settembre del 1885.

Ma le parole possono diventare armi. E quando Vincenzo Coniglio, avvocato e politico, si sente ferito dall’articolo, decide di lasciare che sia la lama – non la penna – a rispondere. L’onore richiede soddisfazione, e così si giunge a un duello, il più antico rituale per lavare via l’onta della diffamazione.

Sciabole in mano, due uomini si affrontano in un duello fatale.
L’aria si taglia come il silenzio del pubblico, spettatore di un dramma che il destino ha già scritto. Tornabene, con l’orgoglio e la determinazione del suo temperamento, cade sotto una “puntata” decisa e precisa dell’avversario. La sua morte segna l’epilogo tragico di una storia che mescola idealismo, ego e quel senso di giustizia che, in quegli anni, passava anche per il filo di una lama.

Jacopo Gelli, nelle sue memorie, lo ricorda così:
“A Girgenti, nel 1885, due giornalisti, o per meglio dire, due signori, improvvisati giornalisti per le lotte intestine della città, in seguito ad ingiuriosi articoli, si battono alla sciabola e l’avv. Tornabene viene ucciso con una puntata dall’avversario Coniglio.”

Un epilogo amaro che parla di un’epoca in cui l’onore era tutto, e in cui le parole erano tanto potenti da trasformarsi in armi.
Questa vicenda ci insegna che, se le parole possono colpire, saperle usare con rispetto e intelligenza è l’unico modo per onorare davvero il potere che hanno.

Notizie correlate

Leave a Comment