2 novembre 1975
Pier Paolo Pasolini, fu talmente tante cose in vita, che una vita non basterebbe per conoscerlo in ogni sua pregevole attività svolta.
Poeta, scrittore, regista, giornalista, drammaturgo, sceneggiatore, editorialista, saggista, traduttore.
Bisognerebbe amare ed essere appassionati di ognuna di queste categorie artistiche, per amarlo profondamente, forse.
Eppure, Pasolini, resta il più straordinario intellettuale del ‘900 e nell’epoca nella quale tutti si atteggiano ad uomini “di sapere” lui spicca, con tutta la sua crudeltà – che poi é stata anche il suo punto d forza – nel criticare la società moderna, la società dei costumi, le abitudini borghese, quei cambiamenti del vivere che ha avuto protagonisti che Pasolini analizzò in maniera quasi maniacale.
E poi quel rapporto con la sua omosessualità, alla quale fu attribuita anche la sua morte, considerato che il suo omicidio sarebbe avvenuto proprio a seguito di richieste sessuali rivolte a Pelosi.
Manca ad oggi una figura come Pasolini, perché nessuno ha saputo mai più dopo di lui essere figura così centrale della nostra cultura, un poeta capace di segnare un’epoca, un geniale regista e un uomo con cui la parola era davvero inesauribile.
Forse non tutti sanno che Pasolini scrisse anche canzoni, scrisse per Sergio Endrigo, per Gabriella ferri, per Domenico Modugno. Non ci fu per davvero un campo nel quale non si cimentò, riuscendo con successo.
Poi ci fu chi l’amò profondamente, pur vestendo solo i panni di un’amica speciale che pur essendo sempre rimasta nell’ombra, defilata, descriveva il suo rapporto con lui come “una ingordigia del reale”. Per lei, Donna borghese, PPP era il piccolo Gesù di paese.
“La sua vita era fatta di regolarità e disciplina, eppure credo che non fosse felice di quella sua vita” – racconta la donna che l’amò.
Visse portando addosso la delusione umana, e quella tristezza che – chi lo ha letto ed amato – conosce bene.
In questo giorno che di anno in anno non passa mai inosservato, ho deciso di porre l’attenzione su alcuni scatti che raccontano bene chi fu Pasolini.
La prima è una foto scattata da Mario Dondero, grande amico di Pasolini, che lo ritrae con sua mamma amatissima Susanna Coluzzi.
Sono abbracciati, sembrano avere le stesse rughe, lo stesso sorriso accennato e il medesimo sguardo che lascia intendere un sogno comune.
Sono una cosa sola, sono all’unisono, sembrano proteggersi vicendevolmente.
La seconda è l’Alfa Romeo GT 2000 spider verde di Pasolini, quella che lo condusse ad Ostia quella sera del 2 novembre ’75 quando fu assassinato.
L’auto esiste ancora, è spuntata fuori l’anno scorso a Varese e il nuovo proprietario ha promesso un restauro per esporla. Un’idea stupenda e tutti aspettiamo di poterla rivedere perché pezzo di storia, della storia di Pasolini.
La terza foto ritrae Pasolini con i capelli al vento sulle dune di Capocotta, mentre spiega che l’Italia sta vivendo uno “sviluppo senza progresso”, e da allora tutti hanno imparato che sviluppo e progresso non sono sinonimi, ma che nella loro sostanza possono anche rappresentare degli opposti.
Nella quarta foto l’assegno firmato da Pasolini, per pagare l’ultima cena nell’osteria di Aldo Bravi.
Ultima cena con Ninetto Davoli, che gli costò 11 mila lire. Assegno mai incassato e incastonato in una teca per ricordare quel giorno, il 2 novembre del 1975, nell’osteria Pommidoro. Quell’assegno, quella firma, furono per Aldo Bravi, morto lo scorso anno, un modo per tenere stretto il ricordo di un amico.
L’ultima foto è sul luogo dell’omicidio, all’idroscalo di Ostia. Uno spiazzo fatiscente. Le indagini sul suo omicidio non furono brillanti, la verità completa non è mai emersa; gli amici chiedono ancora di fare luce sull’accaduto. Tante le versioni riguardo all’uomo che per la giustizia italiana è stato l’assassino di Pier Paolo Pasolini, Pino Pelosi.
La scena del crimine è significativa.
Pasolini viene ucciso di notte, il corpo viene scoperto all’alba, è domenica e quel luogo dopo i primi rilievi viene subito sgombrato, perché è un campo da calcio, ci sono un sacco di ragazzini che sono arrivate da tutte le periferie di Roma per un torneo.
Lì, dove Pierpaolo – che era una super ala destra nel calcio – era morto, poche ore dopo si giocò a pallone.
Qualcosa di poetico che accompagnò quella sua uscita di scena.
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