L’inchiesta antimafia “Xydi” e l’avvocatessa di Canicattì Angela Porcello: altre dichiarazioni rese alla Procura antimafia di Palermo.
L’avvocato Angela Porcello, di Canicattì, arrestata il 2 febbraio scorso nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Xydi”, rende dichiarazioni alla Procura antimafia di Palermo. Ella è ascoltata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Claudio Camilleri e Francesca Dessì. I magistrati sono impegnati a valutare se quanto dichiarato dalla Porcello sia inedito e riscontrabile, e quindi utile, oppure se sia più o meno confermativo di circostanze e persone più o meno note. L’avvocatessa è come se adesso fosse in Purgatorio, in attesa di ascendere al Paradiso o di discendere all’Inferno. Giancarlo Buggea, 51 anni, di Canicattì, imprenditore agricolo, più volte inquisito per mafia, arrestato il 22 giugno 2006 nell’operazione “Ghost 2”, poi il 26 marzo 2010 nell’operazione “Apocalisse”, con beni per circa 3 milioni di euro confiscati il 4 dicembre 2015, già fedelissimo del capo provincia di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, sarebbe stato impegnato a riorganizzare il mandamento di Canicattì. Ed ecco perché è stato anche lui arrestato lo scorso 2 febbraio. Buggea e l’avvocato Porcello hanno intrattenuto un rapporto professionale che poi è stato anche personale e sentimentale. E ciò avrebbe indotto l’avvocatessa a gravitare nell’orbita mafiosa agrigentina.
E lei, Angela Porcello, cita Giancarlo Buggea nei primi verbali che ha firmato. E racconta: “Ho cominciato a frequentare Giancarlo Buggea nei primi giorni di gennaio 2013. Lui era stato scarcerato per fine pena a dicembre 2012. Era venuto nel mio studio a Canicattì perché voleva conferirmi l’incarico per la causa di separazione con sua moglie. La nostra relazione è cominciata il 14 febbraio 2013. Nei primi due anni Buggea si era tenuto abbastanza distante dagli ambienti mafiosi perché comunque aveva sia la misura di sicurezza sia quella di prevenzione, però fin dall’inizio della nostra relazione lui frequentava Giuseppe Puleri, Angelo Middioni (che poi venne nel frattempo scarcerato) e i familiari di Giuseppe Falsone nonché Giuseppe Giuliana. All’inizio me li aveva però presentati come suoi cari amici”. Stop. Dunque: Giuseppe Puleri, inteso “Peppe”, di Canicattì, mercoledì prossimo compie 42 anni, è cugino di Giuseppe Falsone, ed è stato arrestato il 19 giugno del 2019 nell’operazione antimafia “Assedio”. Angelo Middioni, 45 anni, di Campobello di Licata, è anche lui un cugino di Giuseppe Falsone. Il 4 luglio del 2019 la Cassazione gli ha inflitto 12 anni definitivi di reclusione riconoscendolo come capo della famiglia mafiosa di Campobello su incarico di Falsone. Giuseppe Giuliana, 56 anni, nato in Francia e residente tra Canicattì e Delia, bracciante agricolo, è stato vittima di un errore giudiziario. Ha trascorso in carcere 1854 giorni, ovvero 5 anni e 29 giorni, imputato di un omicidio mai commesso. Gli è stato assegnato un risarcimento danni morali ed esistenziali di 500mila euro, e lo ha assistito l’avvocato Angela Porcello. Il 2 febbraio scorso è stato arrestato anche lui nell’ambito dell’inchiesta “Xydi”. Stop.
Quindi, l’avvocato Angela Porcello prosegue: “A partire dagli anni 2015/2016 Buggea aveva ripreso i rapporti con Giovanni Lauria, con cui ci siamo incontrati a Licata durante un pranzo in un ristorante. Nell’occasione, Buggea mi aveva presentato non ritualmente ma come la sua compagna, sottolineando il fatto che io fossi avvocato e a disposizione per qualsiasi necessità. Mi aveva presentato anche Gregorio Lombardo con le stesse modalità, e lui all’epoca era sottoposto alla misura di prevenzione, nel cui procedimento ho cominciato ad assisterlo legalmente. Anche in questo caso il Buggea aveva sottolineato il fatto che io fossi avvocato, a disposizione per qualsiasi evenienza. Buggea mi ha poi presentato nel 2018 Angelo Occhipinti, in un bar di Licata, che in quella occasione era insieme a suo genero Raimondo Semprevivo. Buggea mi aveva presentato Occhipinti e mi aveva informato non solo dei suoi precedenti giudiziari ma anche di numerose circostanze da lui vissute proprio con Occhipinti che esulavano da quanto già accertato giudizialmente: confidenze e riferimenti a persone e circostanze che lui mi faceva solo perché mi riteneva mafiosamente affidabile, e in tale veste mi presentava agli altri associati, che allo stesso modo avrebbero potuto e dovuto ritenermi affidabile. Ho poi conosciuto Vito Lauria, figlio di Giovanni, che Buggea mi aveva riferito essere appartenente alla massoneria. Su Vito non mi disse che aveva un ruolo in Cosa nostra. Mi ha poi presentato anche altri soggetti di Favara. Buggea mi ha poi riferito che Giuseppe Sicilia era ed è il rappresentante mafioso di Favara, e che è uomo d’onore anche suo padre. Continuando su Favara, Buggea mi ha riferito anche di Valenti Stefano, Fanara Pasquale, e altri tre… omissis… come appartenenti all’associazione mafiosa”. Stop. Dunque: Giovanni Lauria, 81 anni, inteso “il professore”, e suo figlio, Vito Lauria, 51 anni, di Licata, poi assolto, sono stati arrestati il 31 luglio 2019 nell’operazione “Halycon”. Angelo Occhipinti, 66 anni, di Licata, è stato arrestato il 19 giugno 2019 nell’operazione “Assedio” perché ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Licata. Raimondo Semprevivo, 49 anni, di Licata, è stato arrestato anche lui nell’operazione “Assedio”. Gregorio Lombardo, 66 anni, di Favara, più volte inquisito per mafia, è stato arrestato anche lui il 2 febbraio scorso nell’operazione “Xydi”.
Il 4 marzo 2019, l’avvocatessa Porcello, intercettata, in riferimento al pentito di Favara, Giuseppe Quaranta, che ha appena provocato l’arresto di alcuni mafiosi, così si rivolge a Giovanni Lauria e a Gregorio Lombardo: “Visto che ha combinato? Poi, in questa Favara, ne avete fatti trenta? E due ventotto! Non lo potevate togliere di mezzo, vero?”. Giuseppe Sicilia, 42 anni, di Favara, è stato arrestato anche lui nell’operazione “Xydi”. L’avvocatessa Porcello, ancora intercettata, conversando con altri mafiosi, riporta le dichiarazioni, scritte, del pentito Quaranta, così: “Oh, ti devi stare zitto… perché sono là! Scritte! E per l’operazione Kerkent dice… a capo della famiglia mafiosa di Favara c’è… ci sono i Sicilia! E c’è Sicilia Giuseppe!”.
Pasquale Fanara, 62 anni, di Favara, più volte inquisito, e anche assolto, per mafia, è stato protagonista di un confronto in Aula durante un processo con il suo concittadino pentito Giuseppe Quaranta. Le parole di Quaranta: “Fanara mi commissionò un’estorsione, a un ragioniere che aveva uno stabilimento di calcestruzzo al Villaggio Mosè ad Agrigento. Gli chiesi 10.000 euro di pizzo”. La replica di Pasquale Fanara, riferendosi a Quaranta: “Ho sempre schifato questa persona, che adesso mi accusa di cose false solo per astio. Non c’entro nulla con questa storia, dice falsità”. Stefano Valenti, 54 anni, imprenditore di Favara, inteso “Pipa”, è stato anche lui difeso dall’avvocatessa Porcello. Il 25 luglio 2019 è stato condannato in abbreviato a 6 anni e 8 mesi di reclusione nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna”. Poi, il 13 luglio scorso la Corte d’Appello gli ha ridotto la condanna a 6 anni.