Emessa la sentenza d’Appello a carico di 21 tra presunti boss e gregari del clan di Brancaccio a Palermo. Si tratta dell’inchiesta cosiddetta “Maredolce”.
Mafia, repressione e sentenze a processo. La sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Vittorio Anania, ha ridotto le condanne a 7 dei 21 imputati giudicati in abbreviato nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Maredolce”, a carico del clan di Brancaccio. Gli sconti di pena sono stati concessi ad Antonino Marino, da 10 anni a 7 anni, 11 mesi e 10 giorni. Poi Roberto Mangano, da 6 a 5 anni. Pietro D’Amico da 5 a 3 anni e 4 mesi. Giuseppe Frangiamore da 2 anni e 8 mesi a 1 anno, 9 mesi e 10 giorni. Poi Giovanni Pilo da 6 anni a 5 anni e 4 mesi. A Giacomo Teresi sono stati inflitti 18 anni di reclusione ma in continuazione con una precedente condanna. Sentenza di primo grado confermata per Pietro Tagliavia, presunto capo del clan di Brancaccio e figlio di Francesco Tagliavia, coinvolto nelle stragi mafiose del ’92 e del ’93, che sconterà 14 anni di carcere. Poi Francesco Paolo Clemente 12 anni, Giuseppe Ficarra 10 anni, Giuseppe Lo Porto 8 anni, Santo Carlo Di Giuseppe 12 anni, Giovanni Vinci 10 anni, Giovanni Mangano 8 anni, Giuseppe Michelangelo Di Fatta 12 anni, Massimo Altieri 2 anni e 8 mesi, Gaetano Lo Coco 2 anni e 8 mesi, Maurizio Puleo 4 anni, Stefano Tomaselli 3 anni e 4 mesi, Francesco Paolo Mandalà 2 anni e 8 mesi, e Rosalia Orlando anche lei 2 anni e 8 mesi. Giuseppe Lo Porto è fratello di Giovanni, l’operatore umanitario rapito da Al Qaeda e ucciso nel 2015, nel corso del blitz con cui un commando statunitense avrebbe voluto liberare lui e altri due ostaggi.