Non è stato solo il calcio alla testa a provocare la morte del giovane medico Aldo Naro: il Tribunale di Palermo rinvia al giudizio della Corte d’Assise altri tre imputati.
Altri tre imputati risponderanno presente all’appello dei giudici della Corte d’Assise di Palermo, impegnati nel processo ai presunti responsabili della morte di Aldo Naro, 25 anni, di San Cataldo, appena laureato in Medicina, vittima di una rissa nella discoteca “Goa” allo Zen a Palermo la notte di una festa di Carnevale, tra il 13 e il 14 febbraio del 2015. Aldo Naro, a terra, fu colpito da un calcio mortale alla testa. Il giudice per le udienze preliminari, Rosario Di Gioia, ha rinviato a giudizio per concorso in omicidio Gabriele Citarrella, Francesco Troia e Pietro Covello. Citarrella e Troia sono stati componenti del servizio di vigilanza della discoteca, e Covello invece è stato a lavoro come buttafuori abusivo. Citarrella è stato finora testimone, che ha contribuito alla ricerca dell’esatta dinamica di quanto accaduto. Adesso, invece, è imputato. E i tre imputati avrebbero cagionato la morte di Aldo Naro in concorso con Andrea Balsano, all’epoca minorenne, 17 anni, già condannato a 10 anni di reclusione con sentenza definitiva, reo confesso del delitto. Lui però ha sempre negato di avere sferrato il calcio con l’intenzione di uccidere Aldo Naro. I familiari dello sventurato hanno contestato la ricostruzione dell’aggressione secondo cui a causare la morte sarebbe stato solo il calcio sferrato da Andrea Balsano. E ciò sulla base di una perizia del medico legale, Paolo Procaccianti, il cui esito ha retto in tutti i gradi di giudizio. I tre rinvii a giudizio appena disposti dal Tribunale alimentano l’ipotesi che si sia trattato di un brutale pestaggio, sostenuta dai difensori della famiglia Naro che è parte civile, gli avvocati Salvatore e Antonino Falzone. I periti incaricati, nel corso di una istruttoria più approfondita, hanno riscontrato la presenza di lesioni non valutate in precedenza, ovvero la rottura del setto nasale, una frattura del massiccio facciale e della seconda vertebra cervicale. Secondo quanto accertato dai medici legali, Aldo Naro sarebbe stato soffocato dalla perdita del suo stesso sangue. Di avviso contrario sono i difensori degli imputati, per i quali non vi è traccia di inalazione per via aerea del sangue. Lo scontro tra le parti in dibattimento inizierà il prossimo 6 giugno. La Procura sarà rappresentata in aula dall’aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Claudio Camilleri ed Enrico Bologna. I genitori di Aldo Naro, il generale dei Carabinieri Rosario Naro e la moglie, Anna Maria Ferrara, ribadiscono: “Siamo sempre stati convinti che nostro figlio non è stato ucciso dall’unico calcio sferrato dal minorenne Balsano, come sostenuto dai magistrati inquirenti, ma dalla feroce aggressione a calci e pugni di una masnada di individui maggiorenni che quella notte avevano avuto come obiettivo esclusivo il povero Aldo. Nonostante tutto, nonostante la rabbia e le delusioni vissute dal 2015 a oggi, riponiamo in questa nuova fase della vicenda processuale di Aldo tutte le nostre residue speranze per il definitivo accertamento delle responsabilità dei singoli partecipanti all’omicidio. Speriamo anche si faccia luce sul movente. Perché un giovane buono e mite, una vera promessa della medicina, è stato massacrato in modo così sfrontato?”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)