L’avvocato Lucia Falzone, già difensore del falso pentito Vincenzo Scarantino, ascoltata in aula come testimone al processo sul “depistaggio Borsellino”. Rievocato il confronto con Cancemi.
Nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, sono attualmente sotto processo, in primo grado a Caltanissetta, tre poliziotti, il funzionario Mario Bo, ex capo del gruppo d’indagine “Falcone – Borsellino”, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che si occuparono della tutela di tre falsi pentiti, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. I tre poliziotti sono imputati di avere suggerito ai tre falsi collaboratori la versione da fornire agli inquirenti e i nomi da indicare quali responsabili della strage. La falsa verità, a cui tanti anni i giudici hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a sette innocenti, poi scarcerati, e che si sono costituiti parte civile in giudizio. Ebbene, adesso in aula ha deposto come testimone l’avvocato Lucia Falzone, che ha assistito Vincenzo Scaratino tra il 1994 e il ‘96, e secondo la quale a lui, a Scarantino, non è stato suggerito nulla. E l’avvocato Falzone ha affermato: “Vincenzo Scarantino aveva difficoltà espressive che si traducevano in un italiano non elegante, non forbito, ma non ricordo sospensioni durante gli interrogatori, tranne brevi pause per motivi fisiologici. Non ho mai registrato circostanze simili. Sicuramente nessuno gli suggeriva niente. Durante gli interrogatori c’era solo un generico invito a dire la verità. A fronte di alcune risposte che Scarantino dava, il magistrato cercava, come è normale, di puntualizzare o fare domande. Dopodiché non c’era nessuna anomalia. Il comportamento delle persone che hanno operato alla mia presenza è stato irreprensibile”. E poi Lucia Falzone ha aggiunto: “Se Scarantino fosse stato in possesso dei verbali da lui stesso resi, prima ancora che fossero depositati, sicuramente gli avrei chiesto come li aveva avuti. Era concentrato solo sulle sue lamentele personali e le sue problematiche familiari, la paura che lo ammazzassero o che gli ammazzassero i familiari. Quando Scarantino era eccessivamente in crisi, diceva: ‘do un pugno al piantone così vado in galera e si risolve tutto. Nei meandri della testa di Scarantino non era semplice entrare. Non sono una psichiatra, ma l’idea che mi dava Scarantino è che era un soggetto fragile ma nei limiti. Quando era il mio assistito, non mi parlò mai né di maltrattamenti che avrebbe subito in carcere né di avere ricevuto pressioni da parte di poliziotti”.
E poi l’avvocato Falzone si è soffermata sul confronto, nel febbraio del 2015, tra Scarantino e l’ex boss, poi collaboratore della giustizia, Savatore Cancemi. E ha ricordato: “Ho avuto la sensazione che l’atteggiamento, il modo di porgersi, rivelasse in Cancemi quello che era: un personaggio con un ruolo apicale nell’ambito dell’organizzazione mafiosa. E ciò non era riscontrabile in Scarantino, per l’atteggiamento più passivo, e la proprietà di linguaggio limitata. Scarantino non fu sopraffatto dai contenuti del confronto quanto invece dalla personalità e dal ruolo di capo di Cancemi, mentre lui si professava un gregario” – ha concluso l’avvocato Falzone. Salvatore Cancemi, accusato da Sacarantino, così si rivolse a lui durante il confronto: “Guarda, guardami! Ti posso dare del tu? Perché io non ti conosco, non ti ho mai visto nella mia vita…”. Scarantino: “Io lo conosco”. Cancemi: “Ma tu sei uomo d’onore? Sai che significa, che vuol dire uomo d’onore? Che intendi tu? Spiega che significa uomo d’onore. Tu non lo sai cosa significa uomo d’onore, tu sei un bugiardo. Chi te l’ha fatta questa lezione? Dicci la verità, devi dire la verità, ma chi ti conosce, ma chi sei? Ascoltami, ascoltami, io t’invito a dire la verità qua, in presenza di questi signori giudici, chi ti ha fatto questa lezione? Chi ti ha detto di dire queste cose? Chi ti ha messo queste parole in bocca? Tu se sei veramente una persona seria… Chi te l’ha detto? Dici la verità. Qua, se tu hai coraggio, se sei uomo d’onore, perché tu nemmeno sai che significa la parola uomo d’onore”. E poi Salvatore Cancemi così si rivolse ai giudici: “Ma a questo come gli date ascolto? Nossignori, già sto perdendo la pazienza, ma veramente date ascolto a questo individuo? Signori giudici, questo sta offendendo l’Italia, tutta l’Italia sta offendendo costui! Attenzione, state attenti è falso, non credete nemmeno a una virgola di quello che vi sta dicendo, perché non so chi è, non lo conosco, io sono convinto, io sono convintissimo… che a questo qua queste parole gliele hanno messe in bocca, gli hanno fatto una lezione e ora la sta ripetendo”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)