Interventi privati di chirurgia plastica eseguiti nell’ospedale pubblico “Villa Sofia” intascando fino a 3.000 euro ad operazione: condannati Matteo Tutino, già medico personale di Crocetta, e il manager Giacomo Sampieri.
Il Tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni di reclusione il chirurgo plastico Matteo Tutino, già medico personale dell’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed ex primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale “Villa Sofia”.
E 4 anni sono stati inflitti all’ex commissario dell’ospedale, Giacomo Sampieri. Tutino e Sampieri sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici e risarciranno le parti civili, ovvero l’assessorato regionale alla Sanità, l’ospedale e l’Ordine dei Medici. Sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive dai 15 ai 25mila euro. Ai due sono stati contestati, in concorso, i reati di truffa, peculato e falso.
E’ stato assolto il dirigente del dipartimento di Anestesia dello stesso ospedale, Damiano Mazzarese. Sono state dichiarate prescritte le imputazioni contestate all’ispettore della Digos, Giuseppe Scaletta, e alla genetista Mirta Baiamonte. Matteo Tutino, secondo quanto accertato nel corso delle indagini dai Carabinieri del Nas, avrebbe eseguito nell’ospedale pubblico interventi di chirurgia estetica spacciandoli per “funzionali”, e quindi riversandoli a carico finanziario del Servizio sanitario nazionale.
L’inchiesta, oltre a quanto emerso dall’esame della documentazione, si è avvalsa anche delle testimonianze di alcuni colleghi che, per essersi opposti alla gestione disinvolta del reparto da parte di Tutino, hanno subito vessazioni e denunce (poi archiviate). Il chirurgo plastico per ogni intervento eseguito indebitamente nell’ospedale pubblico avrebbe intascato tra i 2.000 e i 3.500 euro. Quando il 29 giugno del 2015 Matteo Tutino fu arrestato, il giudice per le indagini preliminari che firmò la misura cautelare tra l’altro scrisse: “E’ un uomo in grado di piegare ai propri fini anche personaggi gerarchicamente a lui sovra-ordinati, come Sampieri”.
Al manager infatti si addebita, ad esempio, l’avere insabbiato un procedimento disciplinare contro Tutino il quale, inoltre, avrebbe mentito nell’istanza per assumere l’incarico di primario, dichiarando di non avere precedenti penali quando invece nel suo casellario giudiziale vi è una sentenza di condanna definitiva per omicidio colposo.
E poi il dottor Tutino avrebbe scelto un Centro di Mirta Baiamonte come partner per l’istituzione della “Banca dei tessuti” all’ospedale “Villa Sofia” nonostante fosse necessaria una gara pubblica. E Giuseppe Scaletta, marito di Mirta Baiamonte, si sarebbe adoperato affinchè l’affare avesse esito positivo e fosse concluso al più presto. Matteo Tutino è stato alla ribalta della cronaca nazionale perchè coinvolto nel noto caso legato a un falso scoop dell’Espresso, che pubblicò il testo di una intercettazione, poi risultata inesistente, fra lo stesso Tutino e Crocetta, al quale avrebbe rivolto la frase: “La Borsellino (Lucia, figlia del giudice Paolo, in quel tempo assessore regionale alla Sanità) va fatta fuori come il padre”. Il gruppo editoriale e i giornalisti autori dell’articolo sono stati condannati rispettivamente in sede civile e penale.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)