E’ stata, infatti, eseguita dagli agenti del Corpo di polizia del Libero Consorzio di Agrigento, coordinati dal Tenente Colonnello Vincenzo Giglio, la sentenza irrevocabile di condanna, emessa dal Tribunale di Agrigento, nei confronti del titolare di un frantoio oleario di Favara. Un traguardo per il Corpo di polizia dell’ex Provincia: “Si tratta – sottolinea Giglio – del primo caso in provincia di Agrigento di confisca di un’area a servizio di un frantoio oleario”.
I fatti contestati risalgono al novembre del 2015, allorquando una segnalazione dalla società gestore del depuratore comunale, che denunciava continui ingressi anomali di acque di vegetazione presso l’impianto di depurazione sito in Contrada Burgilamone nel Comune di Favara, fece scattare l’ispezione del gruppo interforze di Polizia Provinciale ed Arpa al fine di accertare eventuali scarichi non autorizzati in pubblica fognatura.
In tale contesto, l’Arpa procedeva ad effettuare il prelievo di campioni d’acqua dal pozzetto di ispezione adiacente il frantoio e nello stesso veniva immesso in seguito la fluoresceina sodica (tracciante) per individuare il percorso e verificare se il pozzetto fosse collegato o meno alla pubblica fognatura.
L’ accertamento aveva prodotto esito positivo poiché il tracciante giungeva a valle in un canalone scatolare in cemento (distante circa 400 metri dal frantoio), a cielo aperto, miscelandosi con le acque della pubblica fognatura, così come verificato dal personale dell’Arpa.
Il Tribunale di Agrigento, accertati i fatti, ha dichiarato colpevole l’imputato del reato ascrittogli e lo ha condannato a sei mesi di arresto, a € 3.000,00 di ammenda oltre al pagamento delle spese processuali ed ha ordinato la confisca di un’area di circa 150 metri quadri ed alcune cisterne e la sospensione della pena.
Il personale di Polizia giudiziaria della Polizia Provinciale, dopo aver proceduto alla notifica della sentenza all’imputato, ha proceduto alla confisca dell’area di che trattasi, di tre cisterne ed ha affidato i beni sottoposti a confisca al Comune di Favara, nominando , altresì, un nuovo Custode Giudiziario nella persona del Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale per la custodia di quanto confiscato.
Il danno prodotto da tale illecita pratica di sversamento di acque di vegetazione dei frantoi nelle condotte cittadine dei reflui fognari, ha arrecato un notevole danno al depuratore a ciclo biologico come quello di Favara che depura l’acqua attraverso batteri e microrganismi demolitori che degradano le sostanze di rifiuto trasformandole in composti minerali.
L’acqua di vegetazione presente nelle vasche di aerazione invece crea una patina oleosa che non fa passare l’ossigeno per cui i batteri muoiono e non depurano più.
Per il ripristino del ciclo di vita dei batteri necessitano da 4 a 6 mesi durante il quale il depuratore non svolge la sua funzione primaria di depurazione e quindi si ha un inquinamento dell’ambiente circostante.