Cento anni fa, il prete di Caltagirone, don Luigi Sturzo, dava vita al Partito Popolare Italiano: i cattolici si organizzavano per guidare l’Italia dopo il declino della politica liberale, in special modo quella interpretata dall’ultimo Giolitti.
L’ingresso dei cattolici nella scena della politica nazionale fu definita da Antonio Gramsci la novità del nuovo secolo; e non si sbagliò perché essi, attingendo al genuino pensiero della Chiesa, esperta in umanità, diedero un contributo notevole al rinnovamento dell’Italia, tanto che svolsero un ruolo fondamentale nella elaborazione della Costituzione, dopo la disfatta del Secondo Conflitto Mondiale. Il nostro dettame costituzionale è riconosciuto il migliore che l’uomo abbia potuto formulare, tanto che è stato scelto come modello dalle nuove democrazie.
Per questa ricorrenza del primo centenario, si stanno svolgendo nelle città italiane convegni, seminari di studio, approfondimenti, pubblicazioni, avendo lo scopo di riscoprire il pensiero dello statista calatino, che, nel corso del tempo, generò altri Statisti con la S maiuscola: De Gasperi, La Pira, Fanfani, Moro, De Mita… e il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per citarne solo alcuni i quali, più che alle elezioni e al risultato elettorale, guardavano al futuro delle nuove generazioni, poiché avevano una chiara concezione dello Stato: Casa comune, simile ad una grande famiglia.
Dopo il ventennio fascista, i popolari, denominati successivamente democristiani, avendo formulato il dettame costituzionale, furono anzitutto forza culturale e politica di dialogo – dai comunisti di Enrico Berlinguer ai missini di Giorgio Almirante -, facendo ‘ragionare’ forze diametralmente diverse perché erano convinti che il dialogo è la carta vincente, ma occorre che abbia una forte base culturale. I popolari/democristiani attuarono, come abbiamo detto, un profondo cambiamento dell’assetto dello Stato post-unitario, realizzando davvero profonde riforme che il popolo (soprattutto il Sud) aspettava da decenni: la riforma agraria, scolastica, sanitaria, del lavoro, della previdenza, di famiglia… Queste riforme furono attuate nel nome del rispetto della dignità della persona umana su cui fu costruita la nostra Costituzione.
Celebrare il primo centenario, equivale a fare memoria dei benefici che il popolo nel suo insieme trasse dal pensiero politico dei popolari: per la prima volta le famiglie potevano mangiare la carne almeno una volta la Domenica! Il servizio sanitario era accessibile a tutti, anche agli indigenti; l’istruzione era gratuita per tutti; il lavoratore ammalandosi poteva ‘mangiare’ lui e la sua famiglia; gli strati più bisognosi potevano abitare in una casa ‘civile’…
Questo anno, da parte nostra, vogliamo contribuire ricordando le figure politiche che davvero segnarono le nostre popolazioni agrigentine, tanto che i Comuni ritennero di dedicare strade e viali principali: Salvatore Scifo, Angelo Bonfiglio, Giuseppe Sinesio, Giuseppe La Loggia, Michele Mongiovì, Gaetano Trincanato ed altri. Essi, nel proprio territorio, furono Statisti perché costruirono, giorno dopo giorno, il nostro Paese che da povero e distrutto dal Conflitto divenne la Sesta Potenza Industriale e Finanziaria.
Quel pensiero politico generò degli Statisti con la ‘S’ maiuscola perché si mosse da forti basi culturali, a differenza della politica spicciola, frammentata, miope dei nostri giorni che genera ‘statini’ piccoli e con la ‘s’ minuscola.