Il Vicepresidente dell’Ars,Roberto Di Mauro,ha rimarcato in aula la grave minaccia dell’autonomia differenziata che chiedono le regioni:la Lombardia,il Veneto e l’Emilia e che potrebbe aprire un varco pericoloso per la coesione sociale e per i siciliani in primis e il mezzogiorno in secundis.
“Un percorso che va fermato,un percorso che dopo lo sfascio dei partiti nazionali della prima repubblica,se attuato,porterebbe un vortice incolmabile per il Paese determinando delle regioni ricche e regioni alla fame,venendo meno i principi solidaristici e di servizi essenziali che già oggi nel sud e in Sicilia mancano.Per quanto concerne Nord-Sud la perequazione economica,infrastrutturale e geografica,che è un gap esistente dall’Unità d’Italia a oggi,non si è mai colmata.
Da un lato lo Stato Centrale non ha mai concesso come previsto dall’art. 116 della Costituzione,la piena applicazione e attuazione dello Statuto Siciliano,pensato dai legislatori ancor prima della bibbia laica,dall’altro,se questo decreto dovesse andare avanti,troverebbe un Parlamento solo a ratificare il volere delle regioni ricche,che sulla base delle entrate tributarie e di nuove funzioni e competenze di fatto porterebbe a una secessione economica.Il Veneto, per esempio,avrebbe trasferite ben 23 materie e con questo processo tratterrebbe a sè dal residuo fiscale i 9/10 delle risorse finanziarie,creando di fatto delle macroregioni opulente e sganciate con lo Stato centrale.Un percorso che creerebbe cittadini di serie A e altri di serie Z.E alcuni ministeri senza potestà come i beni culturali e altri non sarebbero altro che un museo delle cere.
Questo trasferimento di materia da Roma alla periferie che incide pesantemente e con guadagni potenziali di svariati miliardi,anche perché le entrate tributarie,l’Irpef e le addizionali in queste regioni sono molto più alte che al Sud,sia per la ricchezza prodotta,sia per il reddito pro-capite,impoverisce ancora di più il cittadino siciliano.
E finendo il principio perequativo dai costi storici ai costi standard, ritroveremmo i siciliani come una regione indebitata e slegata con i processi produttivi,sociali e di sviluppo e di coesione nazionale,vedi sanità,scuola,trasporti.
Non dimenticando che la Sicilia,per scelte a dir poco opinabili da parte del governo centrale dal 2012/2020 per il risanamento della finanza pubblica e del pareggio di bilancio,sta pagando a Roma 9 miliardi,di cui 7 già restituiti sulla base del reddito pro-capite e non sulla base della popolazione residente.Per cui si può facilmente intuire che un’ulteriore differenziazione con le regioni ricche sarebbe la pietra tombale per i nostri corregionali.Queste somme invece si potevano utilizzare per ripianare il debito strutturale della regione,che di fatto con queste scelte illogiche ha penalizzato i servizi,lo sviluppo e l’economia della regione più estesa d’Italia.
Qui il tema è un altro, il federalismo fiscale con la legge 42/09 non ha trovato risposta negli urgenti problemi di perequazione infrastrutturale e sociale nei confronti della Sicilia regione autonomista,se l’Unione Europea con i fondi regionali anche nel sessennio 2021/2027 sottolinea che la nostra regione è obiettivo 1,quindi nell’area svantaggiata e di coesione,mantenendo le risorse che ci spettano,il vulnus è ancora aperto,non differenziato.Proprio perché abbiamo problemi oggettivi quali l’insularità,i maggiori costi ad esportare le merci,strade e autostrade ancora indietro con i tempi e per questo si stanno facendo battaglie per la continuità territoriale,per cui non si può avallare un viatico che porta allo sgretolamento della pace sociale e politica dopo quello che hanno fatto per i siciliani in primis i costituenti delegando l’autonomia alla nostra isola.
Per questo l’autonomia differenziata va fermata subito e stranisce che il Movimento 5 stelle che ha preso una barca di voti al sud,potrebbe avallare questo disegno che è criminogeno per i cittadini del mezzogiorno che rivendicano risorse e uno Stato più presente nel controllo e nei ritardi delle opere,che da troppo tempo hanno visto il Sud come granaio elettorale,senza mai dare attuazione ai proclami o alle tematiche che sono scemate dopo la campagna elettorale.
Per questo da parlamentare popolare e autonomista estenderò questa battaglia che mina le prerogative costituzionali nelle piazze per spiegare ai siciliani che i nostri diritti non possono essere scippati in nome di accentramento di poteri e risorse che tagliano il cuore dei siciliani.”