L’evoluzione del caso Sea Watch, lo speronamento e l’attracco, l’arresto, il sequestro, la sanzione, l’inchiesta penale, la difesa e le prospettive giudiziarie.
I 41 migranti trasportati dalla Sea Watch saranno ospitati in cinque Stati europei: Francia, Finlandia, Lussemburgo, Portogallo e Germania. Nel frattempo, il sequestro della Sea Watch, ad opera della Guardia di Finanza, è da ritenersi un sequestro probatorio. Non è un sequestro amministrativo, previsto dal decreto “Sicurezza bis” nei casi di recidiva. E la recidiva non sarebbe possibile, perché il decreto “Sicurezza bis” è in vigore dal 15 giugno scorso. Lo si applica però nella parte che impone una sanzione pecuniaria da un minimo di 10mila euro da pagare entro i termini, altrimenti aumenta fino a 50mila euro. Ebbene la violazione del decreto legge Sicurezza bis è stata contestata dalla Guardia di Finanza non solo alla comandante della Sea Watch3, Carola Rackete, ma anche all’armatore e al proprietario della nave battente bandiera olandese, con sanzioni da 16mila ciascuno. I tre sanzionati hanno facoltà di presentare ricorso al prefetto di Agrigento, Dario Caputo, oppure pagheranno entro 30 giorni dalla notifica della sanzione, altrimenti il prefetto appesantirà la multa fino ad un massimo di 50mila euro. Alla procedura amministrativa si sovrappone l’inchiesta penale: la capitana Carola Rackete, 31 anni, è in stato di arresto, ai domiciliari, in un’abitazione da lei indicata a Lampedusa, per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, ovvero resistenza o violenza contro nave da guerra, con pena dai 3 ai 10 anni di reclusione. E per resistenza a pubblico ufficiale, articolo 337 del codice penale. La Procura di Agrigento, capitanata da Luigi Patronaggio, è impegnata a valutare se ricorrano profili di reato anche nella condotta dell’equipaggio della Sea Watch. Lo stesso Patronaggio e la sostituto titolare dell’inchiesta, Gloria Andreoli, hanno chiesto al Tribunale la convalida dell’arresto e l’applicazione della misura del divieto di dimora in provincia di Agrigento. La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, dopo l’udienza di garanzia in programma oggi nel pomeriggio, si pronuncerà entro 48 ore nel merito della convalida dell’arresto. Carola Rackete non sarà processata per direttissima, e i suoi difensori, Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, prospettano: “La capitana Rackete si difenderà davanti al giudice, e fornirà tutte le spiegazioni che le saranno richieste”. Ancora in riferimento allo speronamento, i finanzieri, a bordo della motovedetta che ha rischiato di essere schiacciata dalla Sea Watch, raccontano: “Non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati, poteva schiacciarci. Da bordo ci hanno detto ‘spostatevi’ e hanno continuato la manovra di avvicinamento. Abbiamo rischiato di morire schiacciati da un bestione di 600 tonnellate, sono stati momenti di puro terrore. Dicono di salvare vite umane e poi rischiano di ammazzare uomini dello Stato. Da parte del comandante è stata un’azione criminale. Punto”. Ai finanzieri, dopo il suo arresto, ovviamente riferendosi all’incidente, Carola Rackete si è rivolta così: “Vi chiedo scusa. Ho commesso un errore di manovra”. Poi, tramite il suo avvocato, ha aggiunto: La situazione era disperata. E il mio obiettivo era solo quello di portare a terra persone stremate e ridotte alla disperazione. Avevo paura. Da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa suicidio. Temevo il peggio, ma mai nessuno deve pensare che io abbia voluto speronare la motovedetta della Finanza. Ho compiuto un errore di valutazione nell’avvicinamento alla banchina. Erano iniziati atti di autolesionismo tra i migranti. Temevo si arrivasse ai suicidi. Non è stato un atto di violenza. Solo di disobbedienza. Ma ho sbagliato la manovra”.