La citazione di Berlusconi rinnova l’istruttoria dibattimentale in Appello al processo “Trattativa”. Saranno ascoltati anche Antonio Di Pietro e Luciano Violante.
Lo scorso 29 aprile a Palermo, al palazzo di giustizia, innanzi alla Corte d’Assise d’Appello, presieduta dal giudice Angelo Pellino, è iniziato il processo ordinario di secondo grado sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi tra il 1992 e il ‘94. E in occasione della prima udienza, il difensore del già condannato a 12 anni in primo grado Marcello Dell’Utri, l’avvocato Francesco Centonze, ha chiesto la riapertura del dibattimento con la citazione a deporre di un testimone d’eccezione: l’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. E l’avvocato Centonze, nel citare Berlusconi come testimone, ha spiegato: “Berlusconi, che, come si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado, pagò Cosa Nostra fino al 1994, vittima della minaccia stragista rivolta da Cosa Nostra allo Stato per il tramite di Marcello Dell’Utri, non è mai stato ascoltato in aula e nemmeno durante la fase delle indagini. E’ una circostanza che andrebbe sanata essendo l’esame di Berlusconi una logica conseguenza della qualifica di persona offesa attribuita allo stesso Berlusconi, nella sentenza di primo grado, in quanto destinatario finale della ‘pressione o dei tentativi di pressione’ di Cosa Nostra”. Ebbene adesso la Corte d’Assise d’Appello ha accolto la richiesta della difesa di Dell’Utri: Silvio Berlusconi sarà interrogato il prossimo 3 ottobre. E nell’ordinanza di rinnovo dell’istruttoria dibattimentale, i giudici scrivono che “Berlusconi dovrà riferire su quanto sa a proposito delle minacce mafiose subite dal governo da lui presieduto nel 1994 mentre era premier”. Ancora nell’argomentare l’errore commesso in primo grado del non avere ascoltato Berlusconi, l’avvocato Centonze, nella sua richiesta di citazione del testimone eccellente, scrive: “La Corte d’Assise, con doti divinatorie, prima profetizza che Silvio Berlusconi se chiamato a deporre si sarebbe certamente avvalso della facoltà di non rispondere, e poi deduce, da questo dato futuribile e privo di qualsiasi aggancio nell’istruttoria, la superfluità e comunque la non assoluta necessità della sua testimonianza. Si tratta evidentemente di argomentazioni prive di qualsiasi rilevanza rispetto al potere-dovere del giudice di disporre un’integrazione probatoria che ha lo scopo fondamentale di assicurare la completezza dell’accertamento probatorio ed evitare che si pervenga a condanne ingiuste” – conclude l’avvocato Centonze. Oltre a Silvio Berlusconi, deporranno anche l’ex magistrato Antonio Di Pietro, che riferirà su un colloquio con Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci, e poi i pentiti Giovanni Brusca, Gioacchino La Barbera e Francesco Squillaci, l’ex presidente della Camera Luciano Violante, e i direttori delle carceri di Tolmezzo a Udine e Opera a Milano. E’ stata invece respinta la richiesta di ascoltare l’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, l’ex ministro Calogero Mannino e i boss di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)