Impazzano gli interrogativi sulla crisi di governo: le percentuali di consenso se si votasse subito, le soluzioni anche secondo gli elettori di Lega, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
La crisi di governo dell’estate 2019 come i mondiali di calcio. L’Italia non partecipa ai prossimi mondiali di calcio perché è stata eliminata, ma almeno adesso, come se fosse una compensazione, gli italiani seguono le consultazioni politiche, le trattative tra i partiti e i sondaggi come se fossero le partite dell’Italia ai mondiali di calcio. E a proposito di sondaggi, uno degli interrogativi che più degli altri impazza è come e quanto la crisi di governo scatenata da Matteo Salvini abbia inciso sulle percentuali del consenso rispetto a come lo sono state alle scorse elezioni Europee del 26 maggio, ultimo riferimento elettorale. Dunque, secondo l’istituto di ricerche e sondaggi Tecnè, se in Italia si votasse alle elezioni Politiche oggi, a quattro giorni dalle dimissioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la Lega di Salvini sarebbe ancora primo partito ma con 3 punti percentuali in meno: dal 34,3% di maggio al 31,3%. Sono in aumento invece il Partito Democratico dal 22,7 al 24,6, e il Movimento 5 Stelle dal 17,1 al 20,8. In lieve riduzione sarebbe Forza Italia, dall’8,8 di maggio all’8,3. E in lieve aumento sarebbe Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni , dal 6,5% al 6,7%. Precipitano infine gli altri partiti di Centrosinistra: Più Europa al 2,5%, Europa Verde all’1,8%, e La Sinistra all’1,4%.
Poi, ancora, nel merito della crisi di governo, il 38% degli italiani avrebbe mantenuto il governo gialloverde Lega – Movimento 5 Stelle per tutta la durata della legislatura. Il 12% ha risposto “Boh”. Il restante 50% è diviso: il 12% è d’accordo nell’avere innescato la crisi dopo il voto contrario del Movimento 5 Stelle sulla Tav, il 16% è d’accordo nell’avere interrotto il governo Conte ma sarebbe stato meglio interrompere a giugno, dopo il voto alle Europee, e il 22% ritiene che sarebbe stato opportuno approvare la manovra finanziaria prima della crisi.
Poi, altri interrogativi, in casa Lega, tra i leghisti: l’83% sostiene la scelta di Matteo Salvini. E di tale 83%, il 44% condivide la crisi dopo il voto sulla Tav, il 20% avrebbe preferito la crisi dopo il voto per le Europee, il 19% avrebbe atteso la manovra finanziaria, e il 12% avrebbe preferito un governo gialloverde fino alla conclusione naturale della legislatura.
Poi, ancora in casa Lega e tra i leghisti: il 62% ritiene che l’unica soluzione alla crisi di governo sono le elezioni entro novembre, e il 24% del 62 è a favore delle elezioni ma dopo la legge di stabilità, quindi nel 2020.
E così, più o meno, è anche per gli italiani in genere: il 65% intendono votare. E del 65, il 36 subito e il 29% dopo la legge di stabilità. La restante parte del 65% che invoca il voto, si esprime invece sulla formula di governo: il 13% è per un governo tra Movimento 5 Stelle e Centrosinistra. L’8% anziché Liberi e Uguali preferirebbe Forza Italia. Il 4% un secondo governo Lega – Movimento 5 Stelle.
Poi, in casa Movimento 5 Stelle solo il 47% è per il voto, di cui il 12 voto subito, e il 35 dopo la legge di stabilità. Nel restante 53%, che non è per il voto, il 18% è per un governo tra Movimento 5 Stelle e Centrosinistra, il 14 per un governo Movimento 5 Stelle, Centrosinistra e Forza Italia, e l’8% per un secondo governo Movimento 5 Stelle – Lega.
Infine, in casa Partito Democratico, il 69% è per il voto, subito il 24 e dopo la manovra di bilancio il 45. Nel restante 30 per cento circa del Partito Democratico contrario al voto, il 22% è per un governo Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Più Europa. E solo il 5% accoglierebbe anche Forza Italia.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)