La crisi di governo ferragostana scatenata da Salvini scompagina la coalizione di centrodestra soprattutto in Sicilia. Appello unanime dei singoli partiti all’autonomia.
Quanto accaduto a cavallo del Ferragosto, alle redini di Matteo Salvini e della crisi di governo da lui provocata, ha polverizzato il progetto del presidente della Regione, Nello Musumeci, di fortificare e rilanciare un’ampia coalizione di centrodestra in Sicilia, a trazione Lega, estesa ovviamente al suo movimento “Diventerà bellissima”, e capace, inoltre, di garantire un rapporto di collaborazione più efficace e proficuo tra i governi di Palermo e di Roma. Invece adesso l’imperativo categorico regnante in casa centrodestra sarebbe “libero uno (tra parentesi Salvini) e liberi tutti”, ovvero marciare e colpire disuniti. Infatti, è stato lo stesso Matteo Salvini a scompaginare la coalizione annunciando la Lega da sola in competizione alle prossime elezioni in calendario. Poi Gianfranco Miccichè, coordinatore di Forza Italia in Sicilia, ha colto subito la palla al balzo e ha invocato: “Forza Italia abbandoni Salvini, e si presenti da sola alle elezioni. Le coalizioni non esistono più. Contano i singoli partiti. Perderemo qualche collegio uninominale al nord, ma aumenteremo il nostro consenso in tutta Italia”. Poi è stato Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc, a scrivere una lettera al coordinatore nazionale, Lorenzo Cesa, incoraggiando il disegno di una Udc autonoma, sganciata da Forza Italia, e con l’auspicio di abbassare la soglia di accesso al Parlamento”. Poi, ancora tra i centristi, Saverio Romano, leader di Cantiere Popolare, ha rilanciato la proposta “identitaria centrista” e ha affermato: “Secondo me adesso cambia tutto. Si parla poco di un fatto: il Movimento 5 Stelle, da partito antisistema, è diventato partito centrale del sistema. E attraverso la leadership di Conte ha coperto uno spazio che è stato in condizione di dialogare con la destra sovranista e con la sinistra senza pagare dazio. Potrei definire Conte un doroteo al quadrato, se non al cubo, per conservare la gestione del potere. Dunque, resta uno spazio che in questo momento non è occupato da nessuno che è quello di una forza politica centrista identitaria, non camaleontica come quella di Conte, ma che attiri un elettorato che si rifugia nell’astensione, soprattutto il vecchio ceto borghese”. Infine, a ulteriore testimonianza del disintegro della coalizione di centrodestra, sono stati e sono i ricorrenti appelli di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, al patto e all’alleanza sovranista con la Lega di Salvini escludendo Forza Italia per la quale la parola “sovranista”, soprattutto oggi come oggi, è indigeribile e non pronunciabile.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)