Dopo la sentenza sull’ergastolo e i permessi premio, l’ex killer di Brancaccio, Pasquale Di Filippo, telefona al “Fatto Quotidiano”: “Se Bagarella esce dal carcere mi uccide”.
La Corte Europea per i diritti dell’uomo con sede a Strasburgo ha bacchettato l’Italia e ha sentenziato che i detenuti all’ergastolo al 41 bis sono da trattare allo stesso modo dei detenuti all’ergastolo ordinari, e quindi hanno diritto agli stessi benefici carcerari, ad esempio i permessi premio, anche se non collaborano con la Giustizia. Ecco perché il killer di Cosa Nostra, del gruppo di fuoco del clan Brancaccio a Palermo, Pasquale Di Filippo, poi pentito dal 1995, ha telefonato alla redazione del “Fatto Quotidiano”, e, tormentato, si è lamentato così: “Ma che ne sanno di mafia a Strasburgo. Se Leoluca Bagarella esce dal carcere con un permesso premio mi viene a cercare e mi uccide”. Parole testuali. E poi, l’ex sicario di mafia ha aggiunto: “Queste persone si stanno facendo l’ergastolo, mi riferisco a Bagarella, Nino Mangano, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro, Fifetto Cannella. Io ho paura perché lo so che Bagarella si è fatto 24 anni di carcere al 41 bis e non ha pensato ad altro che a me. Come Nino Mangano. Come gli altri. Non c’è stata una notte che non abbiano pensato a me. Io li ho fatti arrestare. Se uno come Bagarella sa che deve uscire in permesso, si organizza prima e prepara non uno ma sei omicidi”. Poi, Pasquale Di Filippo ha ricordato quanto sia stata importante la sua collaborazione con i magistrati, e ha spiegato: “Dopo le stragi del ’92 e del ’93 non avevano finito. Era pronto un missile da lanciare contro il Tribunale di Palermo. Non fosse stato per me, Bagarella avrebbe ucciso molti giudici e pure giornalisti. Non aveva più niente da perdere. Sì, io adesso sono protetto, è vero, ma io so che Bagarella e altri come Graviano hanno sempre avuto agganci con soggetti strani che gli raccontano le cose. Con quelle amicizie un domani mi potrebbero trovare. Mi dice come facevano a sapere che Giovanni Falcone doveva partire a quell’ora con l’aereo da Roma?”. Poi, Pasquale Di Filippo ha proposto una legge che mantenga in galera i capimafia irriducibili, e ha affermato: “Lo Stato italiano finora è stato serio e ha dimostrato di essere capace di sconfiggere la mafia. Perché per me la mafia ‘pesante’, quella capace di fare le stragi, non c’è più. Io chiedo di stare attenti e di esaminare le conseguenze delle sentenze. Chiedo di fare una legge che impedisca a un boss non pentito di uscire. Uno che non si è pentito vuol dire che fa parte ancora di Cosa Nostra, e gli pagano gli avvocati e gli mantengono la famiglia. Come fa la Corte di Strasburgo a pensare che si riabiliti solo perché in carcere fa il bravo? Bagarella e gli altri si sarebbero rieducati in carcere? Ma di cosa stiamo parlando? Vogliamo davvero dargli il permesso di uscire perché ce lo dice Strasburgo? Ma cosa ne sa Strasburgo della mafia? Strasburgo si è documentata su queste persone? Come fa uno che ha ammazzato Falcone e Borsellino e i bambini a essersi rieducato? I giudici di Strasburgo non hanno avuto rispetto dei morti: di Falcone, di Borsellino, dei bambini. Non hanno avuto rispetto di niente. Come fanno loro a dire che Bagarella è rieducabile. Io sono sicuro che se il presidente Sergio Mattarella fosse stato lì non avrebbe mai firmato una sentenza del genere. Il presidente è palermitano, sa cos’è la mafia perché gli ha ucciso il fratello. Io gli chiedo di non fare mai passare questa legge. Altrimenti, io me ne andrei dall’Italia perché qui mi troverebbero”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)