“Borsellino”, un magistrato sul depistaggio (video)

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Il magistrato Fausto Cardella, che all’epoca indagò a Caltanissetta con Tinebra e La Barbera, depone al processo sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio. I dettagli.

Fausto Cardella

Al processo sul depistaggio delle indagini dopo la strage di Via D’Amelio, in corso a Caltanissetta, è stato ascoltato il magistrato Fausto Cardella, attualmente Procuratore Generale a Perugia, e all’epoca invitato dal procuratore Giovanni Tinebra a Caltanissetta per collaborare alle indagini sull’attentato a Paolo Borsellino. E Fausto Cardella, interrogato dai pubblici ministeri Gabriele Paci e Stefano Luciani, conferma: “Sì, in occasione di un convegno a Firenze nell’ottobre 1992 Tinebra mi chiese se fossi disponibile a lavorare sulle stragi. Accettai e, giusto il tempo di sbrigare le pratiche, andai a Caltanissetta. Emerse subito il caso della borsa e dell’agenda di Paolo Borsellino. C’era una presenza inquietante nel luogo del delitto che avrebbe potuto asportare la borsa e l’agenda. Su questa vicenda facemmo delle indagini cercando di capire chi fosse andato sul luogo del delitto e cosa successe. Ricordo che facemmo degli accertamenti su Contrada e la sua presenza in via D’Amelio”.

E poi Cardella ha aggiunto: “Il dottore La Barbera aveva l’abitudine di venire a Caltanissetta per portare carte, normalmente verso le 21 di sera. Andava dalla dottoressa Boccalini, depositava le carte e allora mi chiamavano. Nel contesto di queste chiacchiere tutte le ipotesi venivano prese in considerazione. La meno plausibile era quella relativa al fatto che l’agenda fosse andata distrutta con l’esplosione. La borsa era integra, e quindi, se l’agenda era dentro la borsa, non poteva essere distrutta, sempre che l’agenda fosse nella borsa. Sull’agenda rossa e gli ultimi giorni di Paolo Borsellino interrogammo il capo della Polizia, andammo a controllare le sue agende, sentimmo i collaboratori di giustizia a cominciare da Gaspare Mutolo”.

Infatti, Mutolo fu il collaboratore di giustizia che il primo luglio del 1992, interrogato da Borsellino, citò Bruno Contrada e il giudice Signorino. E Fausto Cardella ricorda: “Io mi occupai soprattutto delle indagini su Signorino ma ricordo che furono fatti approfondimenti anche su Contrada e la sua eventuale presenza in via D’Amelio il giorno della strage. Sempre in quei mesi La Barbera mi propose di avviare un’investigazione sul Sisde. Venne proposto il centro Sisde che si trovava a Castello Utveggio, sulla base che da lì sopra si vedesse bene, e per alcune telefonate meritevoli di interesse, non ricordo se fossero sospette perché avvenute a ridosso della strage o per altri motivi. All’epoca non sapevo neppure che La Barbera avesse fatto parte dei servizi di sicurezza. Il Sisde e il Cerisdi diventano tema di indagine tra novembre e dicembre, erano i primi tempi ancora, non c’era ancora un rapporto sviluppato con La Barbera, avvenne nel tempo, in seguito. Ci fu un buon rapporto di collaborazione tra noi e devo dire anche di stima. Ricordo l’interrogatorio del giudice Domenico Signorino, a cui furono contestate le dichiarazioni riferite da Mutolo e da Marchese. Ricordo che commentò: ‘sono perduto’. Il giorno dopo abbiamo saputo che si era suicidato”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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