Tra esame e controesame conclusa la deposizione di Anna Maria Palma a Caltanissetta al processo “Depistaggio Borsellino”. Carmelo Petralia rinviato al prossimo 10 gennaio.
I magistrati Anna Maria Palma e Carmelo Petralia sono indagati dalla Procura di Messina per concorso in calunnia aggravata nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di Via D’Amelio, in riferimento al periodo in cui, dal luglio del 1994 in poi, hanno gestito, insieme ad altri colleghi, il falso pentito Vincenzo Scarantino.
E sono stati convocati a Caltanissetta, al palazzo di giustizia, a deporre al processo in corso sul depistaggio. L’audizione di Anna Maria Palma, tra esame e controesame, si è appena conclusa e si è protratta oltre il previsto. Pertanto Carmelo Petralia sarà ascoltato il prossimo 10 gennaio.
Dunque, Anna Maria Palma ha affermato innanzi tutto, e tra le lacrime: “Io adoravo il giudice Borsellino e ora mi ritrovo ad essere attaccata dai suoi familiari. Non lo tollero, perché è profondamente ingiusto. Io a questo Stato ho regalato il 50 per cento della mia salute, oltre all’affetto di mio figlio che mi ha fatto perdere, per avere poi che cosa? Per essere indagata ingiustamente. Non lo tollero, no”. Poi, Anna Maria Palma, non prestando il proprio consenso ad essere registrata in video, ha dichiarato di non avvalersi della facoltà di non rispondere, e le sue parole sono state: “Siccome faccio parte di questo Stato e siccome voglio contribuire a ricercare la verità anche in questo processo, intendo rispondere e non avvalermi della facoltà di non rispondere”.
Poi su Vincenzo Scarantino si è espressa così: “Si voleva accreditare come collaboratore di giustizia, mostrava la volontà piena di collaborazione, noi non abbiamo mai avuto la percezione della falsità di Scarantino. In quella prima fase a me Scarantino non diede affatto l’impressione, sulla base di quello che dichiarava, di un collaboratore che non voleva collaborare. Cercava di rispondere al meglio alle domande, poneva anche delle precisazioni, faceva di tutto per accreditarsi come collaboratore insomma. Io non ho mai ricevuto la nota con cui i colleghi Ilda Boccassini e Roberto Sajeva esprimevano perplessità sulla posizione di Vincenzo Scarantino. Durante la gestione di Scarantino non ci sono mai stati contrasti tra i magistrati che coordinavano l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio”.
Poi sulle telefonate di lei e Carmelo Petralia con Vincenzo Scarantino, Anna Maria Palma dichiara: “Fu il Procuratore di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, a dare i nostri numeri telefonici a Vincenzo Scarantino: una decisione che io non gradii molto a dire il vero. Scarantino era un personaggio psicologicamente labile. Era fastidioso ricevere continue lamentele da questo signore che si lamentava per questioni logistiche, di soldi, ma non ci ha mai detto ‘Non voglio più collaborare’. Insomma, era nervoso, era labile e forse per questo Tinebra gli diede i nostri numeri”.
Poi sul mistero dell’agenda rossa, Anna Maria Palma dichiara: “Dopo la morte di Paolo Borsellino andai a trovare la vedova, la signora Agnese, che mi accompagnò nello studio di Paolo. Sulla scrivania trovai un’agenda. Le chiesi se potevo sfogliarla e disse di sì. Era un’agenda in cui Paolo annotava tutti i suoi spostamenti ed era ferma al 17 luglio 1992. E nell’agenda c’era la conferma che, nel giorno dell’interrogatorio di Gaspare Mutolo, Borsellino andò al ministero dell’Interno. In quell’agenda c’era scritto: ‘Viminale’. Io, Petralia e Nino Di Matteo sentimmo anche il ministro dell’Interno dell’epoca, Nicola Mancino, che negò in modo assoluto di avere incontrato Borsellino, e non siamo riusciti a trovare riscontri sulla presenza di Contrada”. Poi, sui rapporti personali e familiari con Paolo Borsellino, Anna Maria Palma dichiara: “Ho appreso dei contrasti tra il Procuratore di Palermo, Giammanco, e il dottor Borsellino solo dopo che sono stati convocati al Csm. Ricordo che il 29 giugno 1992 Borsellino venne a casa mia a cena per festeggiare il suo onomastico e c’era pure il Procuratore Giammanco. E’ stata una serata tranquilla. Avevo rapporti di famiglia con Paolo Borsellino, eravamo due famiglie unite, ci frequentavamo e abbiamo passato momenti bellissimi”. Poi su Bruno Contrada, Anna Maria Palma dichiara: “Non ho mai incontrato personalmente Bruno Contrada. E non ho mai sentito parlare di rapporti tra la Procura di Caltanissetta e i Servizi segreti del Sisde, salvo leggendo poi i giornali. Io, e i colleghi Petralia e Di Matteo, abbiamo svolto indagini sull’ipotesi della presenza di Contrada in via D’Amelio al momento della strage”.
Poi, sulle parole usate dal magistrato Carmelo Petralia con Scarantino: “Si tenga forte, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento”, Anna Maria Palma spiega: “Preparare un collaboratore è una cosa che si è sempre fatta e molti pubblici ministeri continuano a farlo anche oggi. Non ha un significato di suggerimenti, ma di spiegare a un collaboratore, che non è mai entrato in un’aula di giustizia, come si svolgerà il dibattimento, chi si troverà davanti. Non c’è nessuna norma che vieti la cosiddetta preparazione. Il termine ‘preparazione’ è veramente infelice, ma non si riferisce a suggerimenti o a dare ordini. La controprova della inesistenza della ‘preparazione’ di Scarantino si ha proprio nelle sue lamentele e numerose contestazioni che gli ho posto”. E poi, infine, sulle interruzioni durante le registrazioni dei colloqui con Scarantino, Anna Maria Palma dichiara: “Fumavamo nella stanza e mangiavamo anche il panino con Scarantino, se ci sono state sospensioni ne abbiamo dato contezza nei verbali, certo se lui doveva andare in bagno non lo accompagnavo di certo io. Non c’è mai stata una pausa in cui qualcuno gli rinfrescasse i ricordi. Io non l’ho mai rilevato questo, Scarantino oggi può dire quello che vuole. O era un grande attore…. Noi lavoravamo sulla base di quello che lui ci diceva”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)