di Gerlando Gandolfo
Valdobbiadene, 10 mila abitanti o poco più, in provincia di Treviso, in Veneto.
In sette giorni stanno riaprendo un ospedale chiuso più di dieci anni fa, il “Guicciardini”. In sette giorni saranno disponibili ben 140 posti letto: ogni stanza per due o al massimo tre degenti, con bagno.
Lo ha stabilito il governatore Luca Zaia nell’ambito del piano che la regione Veneto ha predisposto per contrastare e fronteggiare l’emergenza Coronavirus, come i 2 milioni di mascherine (offerte da un imprenditore) che – anche davanti ai supermercati – saranno distribuite gratuitamente a tutti i veneti.
Per chi finisce in terapia intensiva colpito da questo mostruoso virus, con la polmonite che spesso, purtroppo, non ti dà scampo, è terribile. A decine se ne stanno andando senza avere potuto la possibilità per un’ultima volta di stringere la mano ad un proprio caro, di guardare la moglie negli occhi, i figli o i cari nipotini che solo pochi giorni prima tenevano in braccio o portavano al parco. Storie ed immagini drammatiche, strazianti, che commuovono sino alle lacrime, che nessuno avrebbe mai voluto raccontare, sentire o vedere.
Ogni posto in ospedale allora – come ha detto un operatore sanitario – rappresenta una speranza vera, l’unica, un biglietto per la vita.
Ed allora ecco la mobilitazione a Valdobbiadene, come in tanti altri centri, in tanti altri ospedali dove si cerca di incrementare le terapie intensive, con decisioni e provvedimenti adottati rapidamente, da fare eseguire senza indugi.
In poche settimane è stato messo sù un piano per recuperare quanti più posti letto possibili, per aumentare il numero delle terapie intensive, o dove trasferire pazienti non positivi al Coronavirus, consentendo così di recuperare reparti e posti letto per accogliere – con nuove apparecchiature e ventilatori polmonari – altri casi di persone infette.
A Valdobbiadene se ne sta occupando la Protezione civile. Ma sono subito arrivati anche gli Alpini, insieme a decine e decine di volontari: falegnami, fabbri, idraulici, elettricisti….
Tutti al lavoro senza un attimo di sosta con l’ospedale pronto a riaprire. Domani la consegna all’Usl trevigiana: 140 posti letto che con pochi altri interventi possono diventare 200.
Ho visto le immagini: da non crederci. Sembra un hotel a quattro stelle. Straordinario.
Qui a Bolzano – tra l’altro – hanno pure provveduto a trasformare in pochi giorni un edificio per le vacanze destinata al personale militare in struttura idonea ad accogliere persone che non possono trascorrere la quarantena in sicurezza a casa propria.
Ciò è stato possibile grazie all’intervento del presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, presso il Dipartimento nazionale di Protezione Civile. La casa-vacanze si trova a Colle Isarco, a pochi chilometri da Bolzano, e già accoglie 14 persone senza sintomi, ma con sospetta infezione da coronavirus.
Non c’è tempo da perdere, in tanti se ne sono resi conto. Per questo, ciò che stupisce e allarma, è il fatto che ad Agrigento, ma anche in tanti altri nosocomi siciliani, non si è provveduto – ed il tempo c’era – a creare reparti, anche inizialmente con pochi posti per la terapia intensiva, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
Sarebbe bastato poco, basterebbe ancora pochissimo. Se si sta facendo in tante regioni, in tantissimi comuni, come mai ad Agrigento tutto questo non è possibile?
E’ poi tanto chiedere – ma è meglio dire pretendere – che la politica di fronte a tanti decessi e a tante sofferenze – una volta per tutte – metta da parte le logiche del profitto, degli interessi personali, delle lottizzazioni che hanno guidato ed ispirato tantissime delle scellerate scelte operate nella sanità siciliana, basate spesso solo sulle economie di spesa, perdendo di vista i più deboli e bisognosi?
In Veneto in un mese hanno raddoppiato le terapie intensive portandole a 825.
Sì, proprio così: RADDOPPIATO LE TERAPIE INTENSIVE. Hanno RIAPERTO ben SEI OSPEDALI.
E’ avvenuto pure in Lombardia. Lo stesso stanno facendo in Campania, a Napoli.
Ad Agrigento, nell’Ospedale San Giovanni di Dio, la Regione non è riuscita invece nemmeno a fare arrivare uno solo ventilatore polmonare. Tutto ciò è sciaguratamente disumano e ingiusto.
Ed il tempo c’era e ci sarebbe ancora per ravvedersi. Ma bisogna fare in fretta. Il tempo per ravvedersi c’è.
Ma se la politica siciliana, i vertici sanitari, devono correre, tutti quanti non dobbiamo scordare di rimare a casa.
A Bolzano (con 383 casi di positività e 12 vittime) l’ultima decisione per tenere la gente a casa è stata adottata questa mattina, anticipando le decisioni che starebbe per prendere il governo nazionale.
Sono state chiuse le “passeggiate”, e decisione sino ad ora forse unica in Italia, hanno “”sigillato”” tutte le panchine di Bolzano per evitare alla gente di andare a sedersi nei parchi, ma anche in città.
Sì, proprio, così. Vietato pure sedersi in una delle panchine disseminate in città e nei tanti parchi della città. Perché nonostante i divieti c’è ancora tanta gente che se ne va in giro per i parchi. Ed invece bisogna starsene a casa e per ricordarlo ci sono mezzi della Protezione civile che vanno in giro per la città raccomandandolo con un potente altoparlante.
Sì, tutti a casa.
E perché no, come diceva mia madre, e non solo lei, invocando il nostro Santo Patrono, non esitiamo a dire: “San Giullannu senza dannu”.
Gerlando Gandolfo