Piero Carbone scrittore e memoria storica della città della ragione da alcuni anni si prodiga con pochi altri per ristabilire adeguatamente la memoria di Luigi Infantino, tenore racalmutese di fama internazionale ingiustamente dimenticato. A lui abbiamo rivolto alcune domande in prossimità del centenario dalla nascita.
Come mai il grande tenore Luigi Infantino è stato dimenticato?
“In realtà è ricordato a chiazze, quie là in Sicilia, in Italia, nel mondo, e per ricordi singoli che non sono riusciti finora ad emergere in un unico racconto condiviso secondo i crismi della notorietà che ha avuto e che merita”.
Ad esempio?
“Tra i tanti ricordi o elogi annoveriamo quelli di Luciano Pavarotti che lo apprezzava “come tenore di grazia”, di Andrea Bocelli che è stato suo allievo, di Enrico Stinchelli, autorevole conduttore del noto programma “La Barcaccia” su Rai 3, che predilige l’Infantino napoletano definendolo “grandissimo artista”, del tenore Andrea Giordani e di tanti altri. Gli emigrati ad Hamilton a tutt’oggi ricordano di averlo ascoltato con meraviglia nel teatro comunale prima di partire per l’America. Grande rilievo gli hanno dato gli studiosi Sguerzi e Ignazio Navarra nei loro studi sui cantanti e la lirica in Sicilia e in Italia”.
In che modo sarà ricordato il prossimo anno che ricorre il centenario dalla nascita?
“Al momento non c’è nulla di concreto.Nel dicembre del 2016 un gruppo di estimatori avevamo pensato di costituire una sorta di gruppo promotore ma ci vorrebbe una interlocuzione istituzionale, ma non è facile. Chissà se il desiderio fruttificherà! Con Domenico Mannella, Salvatore Salvaggio, Lillo Bellomo, Enrico Di Puma, Calogero Messina suo coetaneo, abbiamo espresso questa intenzione alla disponibilissima Raina Nicolova Infantino quando venne a trovarci a Racalmuto in via del tutto privata.Il Premio Infantino del 1998 è stato soltanto una meteora. Quegli stessi che l’avevano portato avanti di colpo si sono dimenticati di Infantino e di Raina che vi aveva contribuito con le sue conoscenze e le sue amicizie in campo musicale.In paese si è sollevata un’altra volta la polvere dell’oblio, che ancora persiste.
Perché a Racalmuto non celebra Luigi Infantino che è stato un grande tenore nel mondo oltre allo scrittore Leonardo Sciascia?
“Celebrare Sciascia è facile perché è una gioiosa macchina pubblicitaria che assicura un ritorno di immagine a chi celebra. Anche a costo di inflazionare ed essere ripetitivi. Addirittura una costosa istituzione si è ridotta a questo compito ma, come diceva il mio amico critico Giorgio Segato, celebrare dinamicamente non significa utilizzare qualcosa per qualcuno ma qualcuno per qualcosa, una causa, un’idea, un progetto”.
E Infantino?
“Celebrare Infantino, invece, allo stato attuale, rendere omaggio al suo valore artistico, significherebbe dare più che ricevere, prodigarsi con mezzi anche propri e affrontare difficoltà rischiando dinieghi e delusioni, forse perché celebrarlo significherebbe portare avanti iniziative per ricordarlo, studiarlo, riproporlo, sollecitare e coinvolgere istituzioni, invitare personaggi, stuzzicare i mezzi di informazione. Troppo dispendioso, troppo incerto in termini di impegno personale.A tanti potrebbe non convenire, e allora meglio celebrare Sciascia. Comunque, Infantino, come l’omologo Salvatore Puma del resto, non appartiene soltanto a Racalmuto. Celebrarlo deve significare portare avanti un progetto e non una passerella o una cerimonia”.
Qual è stato il legame tra Infantino e Racalmuto?
“Infantino anche nei momenti più fulgidi del successo e della gloria non ha mai dimenticato il paese che gli ha dato i natali, umili natali, e l’opportunità di coltivare la sua vocazione musicale nella banda cittadina. Da Roma, vi ritornava non solo lo stato d’animo nostalgico. Ha cantato nel locale teatro dove da ragazzo aveva assistito a tanti spettacoli. Da adulto e famoso avrebbe voluto rilevarlo per istituirvi una scuola di canto per giovani cantanti. L’amico Salvatore Russo, costumista e scenografo nonché direttore del Teatro dell’Opera di Roma avrebbe trasferito a Racalmuto la sartoria; Plamen Kartalov, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Sofia, avrebbe voluto rappresentarvi La Cavalleria Rusticana. Questo nei primissimi Anni Ottanta del secolo scorso”.
Com’è finita?
“Non se ne fece nulla. Eppure il teatro, inaugurato nel 1880 con la rappresentazione del Rigoletto, nel solco della vocazione originaria, in sinergia con l’altro grande tenore racalmutese, Salvatore Puma, avrebbe potuto guadagnarsi un posto significativo nel mondo della musica diventando una piccola Spoleto. Magari sarebbe stato un tempio della musica come lo è diventato per la pittura un vecchio castello di Figueres in Catalogna grazie a Salvador Dalì. Avrebbe rappresentato in ogni caso elemento catalizzatore per tanti che in paese e non solo hanno coltivato e coltivano la musica e il canto. Invece, le vicissitudini incontro alle quali il teatro è andato successivamente fino ai nostri giorni sembra che assomiglino ad una sorta di maledizione. È ben poca cosa la pur prestigiosa raccolta di costumi di scena donata dal tenore Puma rispetto alle potenzialità che il Teatro di Racalmuto avrebbe potuto esprimere. La stessa raccolta ha rischiato inspiegabilmente di assottigliarsi se non era per il vigile interessamento di qualche cittadino”.
Sicilia amara e duci è una raccolta di canzoni siciliane. Come è stato accolto dai siciliani questo preziosissimo lavoro discografico?
“Come tutto il resto, e a prescindere dal valore, perché il successo porta successo e l’oblio porta oblio. Ma nonostante tutto siamo fiduciosi:studiosi e critici musicali porterebbero con piacere la loro testimonianza e cantanti siciliani, proprio a partire dallo spirito di questa raccolta, dal significativo titolo Sicilia amara e duci, per il centenario verrebbero a Racalmuto a rendere onore a Infantino , nel “suo “Teatro, anche riproponendo le sue canzoni. Cito emblematicamente Giuseppe Veneziano, tenore alla Scala di Milano, “affascinato” da Infantino, farebbe risuonare nel teatro racalmutese con tutta la sua possente voce il suo omaggio da cantante a cantante. Sarebbe un evento. Significherebbe l’annuncio di un nuovo cammino. Beh, anche solo con l’annuncio anzi a partire da questo credo che le celebrazioni per il centenario del grande tenore racalmutese Luigi Infantino siano iniziate”.