“Sento il dovere dopo aver avuto un franco e civile colloquio con i dirigenti dell’Asp, con i quali abbiamo approfondito il caso, riportato poi sui media, relativo alla positività, in sole 48 ore, di quattro nuovi casi all’ospedale San Giovanni Di Dio, di affermare che all’ospedale non esiste nessun focolaio. Infatti, questi quattro casi positivi sono il risultato di ben 929 tamponi effettuati il 7 maggio scorso a tutto il personale del nosocomio agrigentino. Ma di questo nessuno ne era a conoscenza e quindi la comunicazione dei quattro tamponi in soli due giorni aveva creato un po’ di allarmismo, cosa che non sarebbe avvenuta se avessimo avuto contezza del numero dei tamponi effettuati”. Così il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro dopo un colloquio con i vertici dell’Azienda sanitaria provincia di Agrigento, in seguito agli ultimi 4 casi di Coronavirus, riscontrati tra operatori sanitari e personale amministrativo, del nosocomio di contrada “Consolida”.
“La percentuale che viene fuori è quindi dello 0,4%, ed è perfettamente in linea e quindi coerente con quella calcolata su base regionale – continua Cuffaro-. Voglio fare un esempio per spiegarmi meglio: se dovessero fare il tampone a mille cittadini di Raffadali, sicuramente almeno quattro o cinque risulterebbero positivi asintomatici, così come è successo per i lavoratori dell’ospedale di Agrigento. Colgo l’occasione per spiegare meglio ciò che volevo affermare ieri sera, perché probabilmente sono stato frainteso: quando dicevo che volevo tenere i miei concittadini lontano dall’ospedale, mi riferivo all’iniziativa, intrapresa all’inizio della pandemia, che permetteva a soggetti particolarmente a rischio di non recarsi in ospedale a ritirare le medicine di cui avevano e hanno bisogno, in quanto eravamo noi a farlo, su loro delega, per loro, evitando così il rischio contagio”.
“Mi corre l’obbligo anche di ribadire che in ogni occasione non ho fatto altro che ringraziare con quanta attenzione e senso di responsabilità abbiano agito i nostri concittadini che lavorano in strutture ospedaliere. Infatti se i nostri numeri riguardo ai casi positivi sono così bassi lo dobbiamo anche alla loro cura, alla loro applicazione nello svolgere il delicato compito al quale sono chiamati, e non per nulla sono indicati da tutti come gli eroi di questo 2020. Sono rammaricato di aver urtato la sensibilità di alcuni infermieri proprio nel giorno dedicato alla Giornata Internazionale dell’Infermiere. Di questo me ne rammarico e chiedo scusa se nell’esprimermi non sono stato abbastanza chiaro.
In ogni caso non era questa la mia volontà, del resto devo dire che il lavoro che hanno fatto ad Agrigento, considerando che non abbiamo avuto particolari situazioni emergenziali all’interno dell’ospedale, è lo specchio della loro professionalità, della loro competenza e della loro preparazione”.
“Ciò premesso, e ora mi rivolgo ai miei concittadini, voglio ribadire che il pericolo è sempre in agguato; la percentuale che è venuta fuori al San Giovanni Di Dio è la stessa che verrebbe fuori a Raffadali, se facessimo i tamponi a tutta la popolazione. C’è sempre quindi uno 0,4% di asintomatici e cioè circa 50 soggetti che circolano indisturbati e inconsapevoli accanto a noi e che mai scopriremo perché non è possibile fare i tamponi a tutta la popolazione. Quindi, considerate il mio sfogo di ieri come un’esortazione alla massima attenzione, visto che ci sono questi asintomatici in mezzo a noi, che nessuno conosce. E quindi – conclude il primo cittadino di Raffadali – ribadisco il mio invito a vigilare sui nostri giovani e i nostri ragazzi che inconsapevolmente, con i loro atteggiamenti spontanei ma rischiosi, potrebbero essere il veicolo della trasmissione del virus. E questo è quello che tutti noi vogliamo scongiurare”.