“Il peggio- dice Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione- deve ancora arrivare, perché tra settembre e dicembre, secondo i nostri calcoli, l’onda lunga dell’emergenza epidemiologica potrebbe ridurre lo stock complessivo degli esercizi di quasi 100 mila unità».
Zabeo avverte che “se consideriamo che le aziende del Paese hanno in media tre dipendenti ciascuna, significherebbe 300 mila occupati in meno a fine anno, una perdita mai registrata dall’inizio della crisi economica, cioè dal 2009. La chiusura delle attività artigiane corrisponderebbe invece alla metà delle circa 200 mila imprese andate in fumo negli ultimi 11 anni”.
I settori più colpiti sono la ristorazione, il comparto auto, tra carrozzieri, meccanici ed elettrauto, l’abbigliamento, le oreficerie, il settoredei trasporti pubblici, che fra tassisti, bus operator e autonoleggiatori sconterà più di tutti le ricadute economiche della pandemia.
Per la Cgia di Mestre, l’’edilizia può invece beneficiare dell’eco bonus previsto dal decreto Rilancio.
I consumatori spenderanno molto poco. Su scala nazionale, secondo Confesercenti, già ora, dopo la riapertura dei negozi, solo un italiano su tre è tornato ad acquistare. “In termini assoluti il crollo degli acquisti rispetto al 2019 sarà di circa 75 miliardi di euro e a farne le spese saranno soprattutto gli artigiani. In Sicilia abbiamo stimato una riduzione di tre miliardi, e questo potrebbe danneggiare ancor di più il fragile tessuto delle piccole e medie imprese della regione”.
La sopravvivenza dell’artigianato dipenderà dalle misure di sostegno che verranno introdotte dal Governo nei prossimi tre mesi. E’ necessario azzerare per l’anno in corso le imposte erariali, come Irpef, Ires e Imu sui capannoni, ma soprattutto aumentare i contributi a fondo perduto, perché quelli previsti dal decreto coprono a stento solo un sesto delle perdite sostenute ad aprile.