“Montante” prima udienza in Appello

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Prima udienza del processo di secondo grado a carico di Antonello Montante e altri imputati già condannati in abbreviato. I dettagli sulle istanze della difesa.

Lo scorso 14 febbraio 2020, giorno di San Valentino, è stato scarcerato Antonello Montante, l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia condannato a 14 anni di reclusione dal Tribunale di Caltanissetta per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Montante è stato ristretto agli arresti domiciliari nel suo paese d’origine, a Serradifalco, nel Nisseno. La Corte d’Appello di Caltanissetta ha disposto a carico di Montante l’obbligo di dimora ad Asti, in Piemonte. Il difensore, l’avvocato Carlo Taormina, in occasione della scarcerazione ha commentato: “La scarcerazione di Antonello Montante segna il vero inizio del processo. Finalmente l’ex presidente di Confindustria Sicilia può difendersi e ristabilire la verità sul suo operato e sui suoi propositi nella stagione antimafia da lui inaugurata e condotta”. Adesso un dietrofront. Si perché in occasione della prima udienza del processo d’Appello, i difensori di Montante, gli avvocati Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto, hanno eccepito, nei motivi d’appello, che lui, Antonello Montante, non è capace di partecipare coscientemente in giudizio. E se i giudici dovessero riconoscere che ciò è la verità, allora sarebbe annullato anche il processo di primo grado, che si è concluso con la severa sentenza di condanna. Montante, rispondendo presente all’appello della prima udienza del processo di secondo grado, ha affermato: “Non rilascio dichiarazioni per rispetto delle istituzioni. Ho fiducia nella giustizia”.
Secondo quanto sostenuto dalle diverse perizie depositate, Antonello Montante sarebbe affetto da uno stato depressivo, ed è apparso visibilmente provato. Inoltre, nel corso dell’udienza è stata sollevata dagli avvocati della difesa l’incompatibilità territoriale ed è stata chiesta l’esclusione della costituzione di alcune parti civili. La Corte, presieduta da Andreina Occhipinti, a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta, si è riservata di decidere. La prossima udienza è in calendario il 14 luglio, anniversario della Rivoluzione Francese. Imputati del processo insieme a Montante sono anche l’ex comandante della Guardia di Finanza ed ex capocentro della Dia Gianfranco Ardizzone, il sostituto commissario di polizia Marco De Angelis, il responsabile della sicurezza di Confindustria Diego Di Simone e il questore Andrea Grassi, tutti condannati dalla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Caltanissetta, l’agrigentina Graziella Luparello. A proposito dell’incompatibilità territoriale del giudice, ovvero il trasferimento del giudizio ad altro giudice che non sia Caltanissetta, i giudici giudicanti si sono già espressi durante il processo di primo grado. In riferimento all’incompatibilità, l’avvocato Carlo Taormina ha spiegato: “La richiesta è basata sulla impraticabilità di un giudizio imparziale dei magistrati di Caltanissetta allorchè hanno operato per 12 anni con Montante nella lotta all’imprenditoria mafiosa, mettendo a disposizione i potenti strumenti giudiziari ed avvalendosi nelle investigazioni dei supporti tecnici e tecnologici. Non è possibile che i magistrati, che avrebbero vissuto in simbiosi con il dottor Montante, possano essere gli stessi che oggi abbiano la possibilità di giudicarlo nella consapevolezza che sarebbero stati essi stessi concorrenti nel reato mafioso che gli viene contestato. Il processo non si può celebrare a Caltanissetta, perché c’è un pregiudizio dei magistrati nisseni con cui l’ex leader di Confindustria ha condiviso per 12 anni il compimento di proficue attività antimafia e rapporti personali, fino alla familiarità, e ciò non permette serenità di giudizio”. Di tutt’altro avviso sono stati i giudici giudicanti ad eccezione della già Procuratore Generale di Caltanissetta, Lia Sava, che ha dichiarato la propria astensione. Lei si è avvalsa dell’articolo 52 del Codice di procedura penale, che prevede l’astensione da un processo “quando ricorrano gravi ragioni di convenienza”. E quali sono tali gravi ragioni di convenienza? Lia Sava, quando è stata Procuratore Aggiunto a Caltanissetta a fianco del Procuratore Sergio Lari, ha coordinato le indagini a carico di Montante per concorso esterno in associazione mafiosa. Inoltre, Lia Sava è stata citata dagli avvocati difensori di Antonello Montante nella lista di magistrati che con Montante avrebbero avuto “considerevoli e reiterati rapporti di amicizia e frequentazione”. Così è stato scritto quando i difensori di Montante hanno proposto istanza di trasferimento del processo da Caltanissetta ad altra sede, che poi la Cassazione ha rigettato. Nel frattempo, ad onor di cronaca, le indagini sui rapporti tra i magistrati di Caltanissetta e Montante sono state archiviate penalmente dalla Procura di Catania, e, sotto il profilo disciplinare, dal Csm. E nell’archiviare, il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha scritto che “le condotte di alcuni magistrati, per quanto discutibili, non possono certo ritenersi penalmente illecite”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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