“Il Convegno Internazionale di Studi Pirandelliani nuovamente a rischio. Ancora una volta l’indifferenza del Comune e del Parco mettono a rischio lo svolgimento e l’esistenza stessa del CNSP

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Il Centro Nazionale Studi Pirandelliani è a forte rischio di chiusura e nella migliore delle ipotesi il prossimo convegno di dicembre, Covid permettendo, potrebbe nuovamente emigrare. Ciò sicuramente a causa della scarsa sensibilità e assenza delle autorità locali, e per questo ha inviato con una lettera un accorato appello ai presidenti della Regione e dell’Ars, al vice-presidente della Regione, agli assessori ai Beni Culturali e al Turismo, ai capigruppo parlamentari dell’Ars nonché a S.E. il Prefetto di Agrigento.

Fondato nel 1967 dal Prof. Enzo Lauretta, il Centro agrigentino trova la sua massima espressione nei Convegni internazionali annuali, giunti nel 2020 alla loro 57^ edizione. Sono Convegni singolari e originali per via di una particolare formula che mette a confronto l’Accademia, rappresentata da docenti universitari e dalla critica provenienti da ogni parte del mondo, e dagli studenti della scuola media superiore da tutt’Italia, in funzione attiva e partecipativa con elaborati di ricerca e creatività.

Un’altra peculiarità, che li rende unici, è la capacità di unire turismo e cultura. I circa 500 partecipanti che soggiornano 4 notti, a spese proprie, sono linfa vitale per alberghi e strutture ricettive in un periodo di bassa stagione e l’economia esangue della Città di Agrigento, in
forza del fatto che i Convegni si svolgono nei primi giorni di dicembre in piena magra turistica. Questo è quanto si è fatto finora, come i numeri dimostrano nella sua ultra cinquantennale attività ininterrotta del Centro che ha preparato il Convegno di quest’anno e quello del prossimo anno, realizzabili solo col sostegno finanziario della Regione e sopratutto degli Enti locali e Parco archeologico; sostegno che non viene accordato, nonostante istanze e richieste verbali e scritte.

Ogni anno il reperimento dei contributi dai vari Enti si trasforma in una tribolata via crucis, quasi sempre inutile.
Se il Centro dovesse chiudere i danni sarebbero incalcolabili: Danno alla critica pirandelliana, per la mancanza di incentivi ad approfondire e rinnovare lo studio dello scrittore, che il Centro stimola incessantemente. Danno alla crescita umana e culturale degli studenti partecipanti, che il Centro assiste sin dai primi dell’anno attraverso l’organizzazione delle giornate pirandelliane, propedeutiche al Convegno.
Danno all’economia e all’immagine di Agrigento.

Si parla di cultura come volano di sviluppo, ma nella città di Pirandello s’ignora e si ostacola un’iniziativa che favorisce cultura e turismo e che viene, anzi, sopportata forse anche con fastidio.

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