Presentati a Rimini, al 51° Congresso Nazionale dei Cardiologi Ospedalieri Italiani, gli attesi risultati degli Studi Clinici dell’ANMCO
Nel corso del 51° Congresso Nazionale dei Cardiologi Ospedalieri Italiani, a Rimini dal 27 al 30 agosto, saranno oggi presentati i risultati di importanti studi clinici promossi e supportati dalla Fondazione per il Tuo cuore dell’ANMCO.
Il Prof. Michele Massimo Gulizia – Presidente della Fondazione per il Tuo cuore e Direttore della Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania – ha dichiarato: “La Fondazione per il Tuo cuore dell’ANMCO è ormai conosciuta come l’Ente di Ricerca di eccellenza, in area cardiovascolare, che ha portato a segno gli studi che hanno reso celebre la Cardiologia italiana nel panorama internazionale. Possiamo dire con orgoglio che i Centri di Cardiologia, italiani ed esteri, coinvolti negli studi promossi dalla nostra Fondazione hanno saputo coniugare l’impegno costante nell’attività assistenziale quotidiana con la grande partecipazione attiva ai tanti protocolli di ricerca che abbiamo promosso e realizzato in questi oltre 20 anni di attività. La partecipazione italiana, coordinata dal nostro Centro Studi, ha dato un contributo significativo sia quantitativamente che qualitativamente alla riuscita degli studi stessi”.
Grazie ai risultati degli studi ISCHEMIA e COLCOT saranno presentate importanti novità, già pubblicate in ambito internazionale, sulla gestione dei pazienti in prevenzione secondaria. “L’ipotesi terapeutica antiinfiammatoria, discussa già da molti anni a partire da uno studio del 1994 pubblicato dal gruppo di Attilio Maseri – commenta il prof. Gulizia – aveva trovato una prima favorevole conferma clinica nello studio CANTOS, che, utilizzando un anticorpo monoclonale anti-interleuchina 1, aveva dimostrato la possibilità di migliorare l’outcome cardiovascolare di pazienti con pregressi eventi coronarici e proteina C reattiva (PCR) elevata. Sulla stessa linea di ricerca, è stato disegnato lo studio COLCOT, ma utilizzando un farmaco di bassissimo costo e in uso da molti anni come la colchicina. Lo studio, indipendente, è stato finanziato con i fondi di ricerca del Governo Canadese. Venivano inclusi pazienti dopo un recente infarto miocardico (entro un mese), indipendentemente dai valori di proteina C-reattiva (PCR), e trattati al meglio delle terapie raccomandate per la prevenzione secondaria. I risultati sono stati favorevoli con una riduzione significativa del 23% dell’end-point combinato di morte cardiovascolare, infarto e ictus non fatali.”
“I pazienti con ischemia moderata severa e stenosi coronariche significative – aggiunge il dott. Aldo Maggioni – Direttore Centro Studi della Fondazione – vengono abitualmente avviati a una terapia interventistica di rivascolarizzazione, anche se questa strategia non è mai stata documentata da studi controllati come efficace nel ridurre eventi clinici. Lo studio ISCHEMIA, finanziato dallo statunitense NIH, ha avuto l’obiettivo di confrontare l’approccio interventistico abituale on top di una terapia medica ottimizzata versus la sola terapia medica ottimizzata. E i risultati sono stati chiari: al termine di un follow-up medio di 4 anni le due strategie si equivalgono in termini di eventi clinici maggiori (morte cardiovascolare, infarto, ospedalizzazione per angina instabile o scompenso, arresto cardiaco resuscitato). È emersa inoltre una interessante osservazione: dopo 6 mesi dalla randomizzazione si è osservato un eccesso di infarti peri-procedurali nel gruppo interventistico, mentre a 4 anni un eccesso di infarti spontanei nel gruppo terapia medica. Un prolungamento del follow-up, pianificato a 7 anni, potrà fornire ulteriori, decisive informazioni per la pratica clinica”.
Nel corso del Congresso saranno inoltre presentati i dati preliminari dello studio BLITZ AF Cancer, per il quale il Prof. Michele Massimo Gulizia – Chairman dello studio – sottolinea: “il nostro obbiettivo è quello di raccogliere informazioni sull’epidemiologia clinica e sulla gestione ed il trattamento dei pazienti con Fibrillazione Atriale (FA) e una diagnosi documentata di cancro (precedente o successiva alla diagnosi di FA) in un contesto di reale pratica clinica, con un focus specifico sull’uso della terapia antitrombotica, molto trascurata e tralasciata in questi pazienti. È il primo studio al mondo che permetterà di conoscere la reale incidenza di interazioni farmacologiche e dei sanguinamenti (che preoccupano e limitano il corretto uso della terapia anticoagulante) nei pazienti affetti da cancro e FA. Lo studio prevede l’inclusione di 1500 pazienti, 800 in Italia e i restanti distribuiti fra Belgio, Irlanda, Olanda, Portogallo e Spagna. A oggi sono stati arruolati oltre 650 pazienti e dalle analisi effettuate sui primi 470 pazienti emerge un aumento di circa il 40% dell’uso della terapia anticoagulante, particolarmente i NOAC, fra il primo accesso e la dimissione del paziente neoplastico con FA”.
Per quanto riguarda lo studio COPE, promosso dalla Fondazione per il Tuo cuore, l’obiettivo è valutare le attuali strategie di gestione dei pazienti con embolia polmonare acuta (EP) in Italia in termini di diagnosi, stratificazione del rischio, ricovero e trattamento e determinare 1) la loro associazione con la mortalità intra-ospedaliera e a 30 giorni, 2) l’aderenza diagnostica-terapeutica alle correnti Linee Guida della Società Europea di cardiologia (ESC).
Il prof. Michele Massimo Gulizia – Co-Chairman dello studio – spiega: “Lo studio prevede l’arruolamento di 5000 pazienti in 183 centri. L’arruolamento è in corso ma dai dati raccolti ad oggi è possibile vedere che finalmente il 99% dei pazienti con EP viene ospedalizzata e che il trattamento con i nuovi anticoagulanti orali sta rivoluzionando il modo di gestire questi pazienti, soppiantando con grandi benefici la vecchia terapia a base di antagonisti della Vitamina K. Nonostante nelle ultime decadi i trattamenti raccomandati in prevenzione secondaria si siano arricchiti di trattamenti farmacologici e non farmacologici utili a ridurre l’incidenza di morte cardiovascolare, re-infarto e eventi cerebrovascolari non fatali, le analisi di epidemiologia clinica, basate su studi osservazionali e/o dati amministrativi, evidenziano che ancora molto c’è da fare per migliorare l’outcome dei pazienti sopravvissuti a un evento aterotrombotico”.
Saranno infine presentati i risultati dello studio MATADOR-PCI: “uno studio prospettico, multicentrico, osservazionale – spiega il prof. Michele Gulizia – disegnato dalla Fondazione per il Tuo Cuore con l’obiettivo di migliorare le conoscenze sulle strategie antitrombotiche attualmente impiegate nei pazienti affetti da sindrome coronarica acuta (SCA), trattati con angioplastica coronarica percutanea (PCI) ed impianto di stent, che presentano fibrillazione atriale (FA) all’ingresso in Ospedale o che la sviluppano nel corso del ricovero”.
“Il tema è di estrema attualità – evidenzia il Dott. De Luca, dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma e Chairman dello studio – visto che negli ultimi 5 anni sono stati condotti, con l’impiego dei nuovi anticoagulanti orali diretti che hanno rivoluzionato il trattamento della FA, 4 specifici trial clinici randomizzati. L’argomento inoltre è di grande interesse per la pratica clinica poiché questa tipologia di pazienti è perlopiù trattata con potenti combinazioni di farmaci antitrombotici, al fine di prevenire il rischio tromboembolico legato alla FA e quello ischemico correlato alla sindrome coronarica acuta (SCA) e alla rivascolarizzazione coronarica percutanea (PCI), con inevitabili complicanze emorragiche associate. In 12 mesi di arruolamento sono stati inclusi 598 pazienti in 76 reparti di Cardiologia dotati di UTIC e Laboratorio di Emodinamica Interventistica dislocati sull’intero territorio nazionale. I risultati basali sono stati oggetto di due recenti pubblicazioni su riviste internazionali peer reviewed, fornendo dati importanti sulle attuali modalità di trattamento dei pazienti con FA trattati con PCI nella pratica clinica italiana e indicando le possibili aree di implementazione delle evidenze scientifiche e delle raccomandazioni delle linee guida internazionali”.
Ancora una volta la comunità dei cardiologi ospedalieri ANMCO ha contribuito a studi internazionali che con ragionevole certezza serviranno a cambiare le linee guida e la pratica clinica quotidiana.