Una rete di solidarietà e professionalità messa in piedi da attori sociali, capace di frenare il caporalato.
Si tratta della “Rete del lavoro agricolo di qualità”, strumento fondamentale contro il lavoro nero e lo sfruttamento dei braccianti nelle campagne.
In Sicilia a sollecitarne la realizzazione sono la Flai e la Cgil che in una lettera hanno chiesto al prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, di promuovere il tavolo per l’insediamento dei componenti dell’organismo, ovvero i soggetti istituzionali tra cui Inps e assessorato al Lavoro, le associazioni sindacali di Flai, Fai e Uila, le organizzazioni datoriali Cia, Coldiretti e Confagricoltura firmatarie dei contratti di lavoro nel comparto agricolo.
Le misure previste dalla ‘Rete’, che vanno al di là della repressione e la denuncia, potrebbero aiutare, secondo i sindacalisti, “a liberare definitivamente il settore agricolo da questa piaga dello sfruttamento, molto presente ancora oggi nel sistema agricolo palermitano, ridando dignità alle lavoratrici e ai lavoratori agricoli”.
Il caporalato è una piaga dannosa da molteplici punti di vista: da un lato rende ignobili le condizioni di vita di migliaia di lavoratori, italiani e stranieri, approfittando della loro evidente condizione di bisogno, dall’altro lato determina una situazione di mercato viziata che, nella rincorsa ad offrire il prezzo più basso, vede prevalere le aziende irregolari a danno di tutte quelle imprese che rispettano leggi e contratti.
La “Rete del lavoro agricolo di qualità” porta avanti tante iniziative, di cui le aziende possono beneficiare di aiuti e servizi comuni. “Oltre al collocamento pubblico, un altro servizio che si può attivare è quello del trasporto dei lavoratori – proseguono Dario Fazzese e Mario Ridulfo –. Con lo sblocco dei licenziamenti e l’impoverimento del comparto agricolo, temiamo che fenomeni come l’intermediazione di manodopera, a maggior ragione in questo particolare momento, possano progredire”.
I dati raccolti appena la scorsa estate sono disastrosi: 145 mila operai agricoli censiti in Sicilia e almeno 70 mila quelli irregolari. Una condizione allarmante, peggiorata dal mancato rinnovo dei contratti provinciali di categoria, le cui trattative sono ferme ormai da mesi a causa dell’emergenza sanitaria in corso ormai da un anno.
“Il cambiamento è necessario” – ha detto anche Nino Marino, segretario generale Uila, partendo da un modello contrattuale che valorizzi e sia di supporto alle aziende sane e, contemporaneamente, sia da ostacolo a quelle che continuano a schiavizzare i lavoratori. La proposta è stata quindi quella di costituire una cabina di regia, un tavolo a cui si siedano tutti i soggetti coinvolti che consenta di monitorare tutte le imprese coinvolte nel settore agricolo.