L’operazione antimafia dei Ros ha evidenziato le significative infiltrazioni di cosa nostra nelle attività economiche, con il controllo e lo sfruttamento del settore commerciale per la vendita di uva e di prodotti ortofrutticoli della provincia di Agrigento, che oltre agli ingenti guadagni, permetteva di consolidare il controllo sul territorio.
Le mediazioni, fruttavano milioni di euro.
Era un affare gestito da tre dei fermati nell’operazione odierna dei Ros: Giancarlo Buggea, rappresentante del capomafia agrigentino Giuseppe Falsone e compagno dell’avvocata fermata, Angela Porcello, Giuseppe Giuliana e Luigi Boncori, capo della famiglia di Ravanusa, su mandato di Calogero Di Caro, capo del mandamento.
Sarebbe stato sventato anche un omicidio organizzato ai danni di un imprenditore e un mediatore che non avrebbe voluto cedere parte dei guadagni derivanti proprio da questo genere di attività.
Dall’inchiesta della Dda di Palermo, che poi ha portato all’operazione dei Ros sono emersi particolari rilevanti come i contatti con esponenti della famiglia Gambino di Cosa nostra oltreoceano, che avrebbe avuto intenzione di riciclare il denaro di Cosa nostra della terra di Sicilia