Inchiesta sul business dell’accoglienza. 4 dei 6 indagati si avvalgono della facoltà di non risponde

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Dei sei indagati nell’ambito dell’inchiesta sul business dell’accoglienza, che ha colpito i vertici della Omnia di Favara, quattro si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, svoltosi nelle scorse ore, davanti al gip di Agrigento, Francesco Provenzano.

Un altro indagato ha chiesto lo slittamento dell’interrogatorio mentre un sesto – il ragioniere Massimo Accurso Tagano – si è difeso dalle accuse rispondendo di occuparsi soltanto della contabilità e non della gestione della società.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dal sostituto Elenia Manno, ipotizza l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di truffe ai danni dello Stato, realizzate nell’ambito della gestione di un ente, che, in partenariato con numerosi Comuni della provincia, si occupa di accoglienza e ospitalità di extracomunitari richiedenti asilo.

Gli indagati, coinvolti a vario titolo nella gestione amministrativa, contabile e operativa dell’associazione di promozione sociale Omnia Academy con sede a Favara, avrebbero ottenuto contributi e finanziamenti pubblici per oltre un milione e trecentomila euro, pari alla somma delle rette giornalmente ottenute per l’accoglienza di migranti fittiziamente presenti nelle varie strutture gestite dall’associazione e alle spese in realtà non sostenute e illecitamente fatturate ai danni dei vari enti locali preposti all’erogazione dei contributi, nell’ambito dei progetti Sprar.

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