“LO GIURO”
Quel giuramento spesso offeso, umiliato, reso un atto dovuto solo per far parte dell’Arma.
E poi i carabinieri che saltano alle cronache per atti ignobili, da condannare, come nel caso di Stefano Cucchi.
Questo corto è sentito, ti pulsa dentro, fa riflettere e commuove e non può fare a meno di mostrare la bravura indiscussa di uno dei più bravi attori di teatro che risponde al nome di Fulvio Cauteruccio, protagonista del corto, diretto da Francesco Bigazzi, scritto da Marco Saverio Alessandro Mazzinghi, Gianmarco Fusi e Monica Sperandio.
Un lavoro molto ben fatto.
Un corto girato con il taglio cinematografico 4:3, una regia sopraffina, che sa come costruire una scena per poi entrarci di dentro, dando risalto alle intenzioni della storia narrata. Ottima la fotografia che scava nel colore e nel gioco di ombre.
La giusta suspence e un audio impeccabile curato in presa diretta da Manuela Patti.
Perché questo corto è così emozionante? Per più di un motivo
È un riflessione obbligatoria e crudele, per nulla scontata, sul delicato e imperituro ruolo degli uomini dell’arma, che ogni giorno con abnegazione devono scegliere, non solo di fare bene il proprio lavoro, ma anche che azioni attuare, mentre ognuna delle persone che si incontrano potrebbe essere un potenziale nemico.
Mostra tutta la sua arte, Fulvio Cauteruccio in questo monologo, emozionando fino ai brividi, con quella sua voce baritonale e riconoscibilissima, che ti precipita nello stomaco, mentre racconta le mille sfaccettature emotive della vita di un carabiniere e di quel “lo giuro” che finisce dentro a giorni ostili, mentre si trova a dover sentire il dolore degli altri o l’ostilità che si avverte e che non si sa mai quanto lo possa essere fino in fondo. E poi il proprio dolore, l’incertezza di non sapere dove quella professione porterà, a volte fin dove non saresti mai voluto arrivare.
Ma quel “lo giuro” rieccheggia in ogni alba, in ogni scelta, in ogni difficoltà, in ogni stilla di paura.
4 minuti intensi, in cui ci si sente tutti solidali con quell’uomo che veste una divisa, che onora e che a sua volta gli rende onore, rendendolo fiero di ogni momento vissuto, fedeli ad un mestiere difficile che non permette errori e che diventa fortezza.
Simona Stammelluti