“Mai nessuno in precedenza si era permesso di insultare in maniera volgare e irripetibile un familiare di vittima di mafia in quanto tale. Non era mai accaduto neppure nel corso di processi di mafia che vedevano imputati gli artefici di delitti i cui familiari in aula chiedevano giustizia”.
Ad affermarlo è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
Ciminnisi, che oggi si trovava ad Agrigento per assistere a un’udienza tenutasi dinanzi la giudice Veneziano, uscendo la Palazzo di Giustizia è stato aggredito verbalmente dall’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, il quale, evidentemente, non avendo gradito la sua presenza in aula, lo ha pesantemente insultato nella qualità di familiare di vittima di mafia.
“Ho assistito a un’udienza del processo che vede imputato il Sig. Gian Joseph Morici, accusato da Calcara per un presunto articolo diffamatorio nei suoi riguardi, nel corso della quale Morici, pur potendo avvalersi della facoltà di non rispondere, ha deciso di sottoporsi all’esame da parte del pubblico ministero e dall’avvocato difensore dell’ex pentito, Avv. Antonio Mariano Consentino, al fine di chiarire la propria posizione.
Nel corso del dibattimento – prosegue Ciminnisi – la richiesta da parte dell’Avv. Santino Russo, difensore legale di Morici, di poter produrre alcuni documenti, nonché una mail ricevuta dal suo assistito, con la quale veniva sconfessata l’esistenza – da circa un anno – di buoni rapporti tra l’ex pentito e i figli del giudice Borsellino (a differenza di quanto affermato anche nelle ultime udienze da Calcara) suscitavano la reazione scomposta da parte dell’ex pentito che veniva invitato dai carabinieri ad abbandonare l’aula, i quali lo accompagnavano fuori dalla porta, mentre lo stesso continuava ad esternare in maniera indecorosa il suo dissenso, non evendo alcun riguardo per il luogo dove si trovava, per i magistrati presenti e per gli avvocati, compreso il suo difensore.
Calcara, si faceva poi trovare dinanzi l’ingresso del Tribunale, dove aveva luogo un ignobile teatrino con tanto di insulti a me rivolti nella qualità di familiare di vittima di mafia, tanto da dover richiedere l’intervento degli addetti alla sicurezza all’ingresso del palazzo di giustizia.
Quello che è accaduto ieri mattina, oltre ad essere di una gravità inaudita, è l’ennesima riprova che per taluni soggetti non esiste alcuna forma reale di pentimento.
Voglio sperare che il caso di questo ex pentito rimanga un caso isolato, ma quel che più mi ferisce sono stati gli insulti volti a calpestare in maniera spregevole il dolore di chi ha perso un proprio caro per vile mano mafiosa, e dunque non soltanto rivolti alla mia persona.
Fatti questi – conclude Ciminnisi – che dovrebbero indurre tutti noi a meglio valutare i soggetti con i quali a volte ci troviamo ad interagire, e che spesso “promuoviamo” nel corso di manifestazioni contro la mafia, senza renderci conto della loro vera natura”.