Ecco i possibili interrogativi che incombono dopo la scoperta del punto di rottura della rete del gas che ha provocato l’esplosione e nove morti a Ravanusa. I dettagli.
In occasione dell’inizio dell’incidente probatorio a Ravanusa, alla ricerca delle cause e delle eventuali prove di reato che hanno provocato la morte di 9 persone investite da un’esplosione di gas lo scorso 11 dicembre, è stato accolto il suggerimento degli avvocati difensori dei 10 indagati dalla Procura di Agrigento, ovvero i vertici regionali e nazionali di Italgas. Loro hanno proposto: “Dovete procedere con un test di tenuta della condotta, immettendo gas inerte e gas etilico nella tubatura. E’ una soluzione tecnica che consente di rilevare delle falle”.
E così è stato. Infatti, in via Trilussa, teatro della strage, è stato trovato il punto di rottura, nei pressi dell’abitazione di Pietro Carmina, il professore citato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del messaggio di fine anno, come esempio educativo e morale verso le nuove generazioni. Sul posto è a lavoro il pool di esperti della Procura agrigentina, coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dall’ingegnere Antonino Barcellona. Sono in corso gli scavi e il campionamento delle terre per rilevare composizione del terreno e tracce di metano, a cui presenziano anche i difensori degli indagati con i propri consulenti di parte, così come impone il contraddittorio nell’incidente probatorio, ossia un’operazione non ripetibile, e che quindi sarà l’unica del genere prima del dissequestro e la rimozione delle macerie e della rimozione, eventuale, del corpo di reato, che poi sarà prova, cristallizzata e acquisita nel processo.
Già il 17 dicembre, a poco meno di una settimana dopo la catastrofe, il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, appena avviata un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo, ha ipotizzato che l’esplosione e l’inferno di fuoco siano stati la conseguenza di una ‘bolla’, una ‘camera’ di metano, innescata da una casuale scintilla. E il magistrato ha spiegato: “Si sta cercando di ricostruire la dinamica dell’esplosione e del successivo propagarsi della ‘palla di fuoco’ e dell’onda d’urto. Si indaga sul come e il perché si sia creata la ‘bolla’, e perfino sul punto esatto dove la stessa bolla si sia creata, al momento localizzata al di sotto o in adiacenza dell’abitazione del civico numero 65 di via Trilussa”. Adesso è emerso il punto di rottura della condotta: da tale rottura è fuoriuscito il gas che ha alimentato la bolla poi esplosa? E se così fosse, il punto di rottura sarebbe stato rilevabile nel corso dei controlli precedenti che Italgas ha dichiarato di avere eseguito? E se fosse accertato che i residenti abbiano informato gli organi competenti della presenza di gas, i controlli precedenti avrebbero dovuto essere più accurati e scrupolosi? Ecco gli interrogativi che incombono dopo la scoperta del punto di rottura.
Nel frattempo, Italgas ha diffuso una nota ufficiale e ha scritto: “In merito alle notizie relative a dispersioni di gas segnalate nell’abitato di Ravanusa, Italgas Reti precisa di aver ricevuto tre segnalazioni riguardanti le vie Calabria, San Francesco e Galileo Galilei. A seguito di verifiche, per due di esse non sono state rilevate alcune perdite. Per una terza i tecnici hanno provveduto alla sostituzione di un breve tratto di tubazione di piccolo diametro, posto al limite della sede stradale. Le segnalazioni sono state tutte verificate ampliando il controllo della rete anche a tutte le vie limitrofe. Italgas Reti precisa di aver dislocato un presidio stabile di Pronto Intervento presso l’abitato di Ravanusa per assicurare un ancor più tempestivo riscontro a eventuali altre segnalazioni”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)