La requisitoria sulla “relazione di patronato”

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La requisitoria della Procura generale al processo di secondo grado al “Sistema Montante”, disegnato come una ‘relazione di patronato’, tra ‘patronus’ e ‘clientes’.

Antonello Montante è imputato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. La Procura della Repubblica di Caltanissetta, tramite il procuratore Amedeo Bertone e i pubblici ministeri Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, in primo grado ha invocato la condanna dell’ex presidente di ConfIndustria Sicilia a 10 anni e 6 mesi di carcere. Il 10 maggio del 2019 il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Graziella Luparello, a conclusione del giudizio abbreviato, gli ha inflitto 14 anni di reclusione. Altri quattro imputati in abbreviato con Montante – per, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, ed al favoreggiamento – sono stati condannati: il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta a 3 anni. Poi il sostituto commissario Marco De Angelis a 4 anni. Poi il capo della security di ConfIndustria Diego Di Simone a 6 anni. Poi il questore Andrea Grassi ad 1 anno e 4 mesi.

Si concluse così il processo in Tribunale al cosiddetto “Sistema Montante”, ovvero, come lo ha definito il presidente della Commissione antimafia regionale, Claudio Fava, “un governo parallelo che per anni ha occupato militarmente le istituzioni regionali, anche in nome dell’antimafia”. Antonello Montante avrebbe allestito una rete di spionaggio non solo per tutelare se stesso ma anche come cinghia di trasmissione di un vortice di interessi, tra favori agli amici (politici, imprenditori, forze dell’ordine e dei servizi segreti, professionisti, magistrati, esponenti delle Istituzioni) e ricatti, con dossier e vessazioni di vario genere a danno dei nemici, gli ostacoli, i non allineati al “sistema”.

Ebbene, adesso, in secondo grado, innanzi alla Corte d’Appello presieduta da Andreina Occhipinti, il sostituto procuratore generale, Giuseppe Lombardo, ha chiesto la riduzione della condanna a carico di Montante da 14 anni a 11 anni e 4 mesi di reclusione, e poi la conferma delle condanne inflitte dal giudice Luparello ad Ardizzone, De Angelis e Grassi. Per Di Simone 6 anni, come in primo grado, più 4 mesi. Ancora a carico di Ardizzone il magistrato ha proposto l’applicazione della pena accessoria della degradazione da generale a colonnello delle Fiamme Gialle. Prossima udienza venerdì prossimo, 21 gennaio, quando sarà la volta delle arringhe difensive. Antonello Montante, assente perché in quarantena covid ad Asti, in Piemonte, dove è costretto all’obbligo di dimora, è difeso dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina. Entro la primavera è attesa la sentenza.

Nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale, Giuseppe Lombardo, tra l’altro ha affermato: “E’ stata vera antimafia o antimafia di facciata? Non spetta a questo processo rispondere all’interrogativo. Al processo spetta, invece, capire se davvero Montante è stato a capo di un vero e proprio sistema di spionaggio, con l’avallo di funzionari di Polizia e alti ufficiali. C’è stata una corsa al potere, anche spasmodica. Di certo la logica del favore è incompatibile con l’azione antimafia e che il rispetto delle regole non ammette zone franche. La lezione è che è necessario un bagno di umiltà. Quella di Montante è stata una catena di montaggio nella quale ognuno aveva il suo ruolo, e che tutti sapevano che facevano un favore a Montante e in cambio avevano dei vantaggi. Montante non gestiva potere, ma lo creava. E utilizzava il potere conquistato negli Enti pubblici e privati come bacino per collocare i ‘clientes’, come moneta di pagamento per i favori illeciti che i ‘clientes’ gli rendevano” – ha concluso. Lombardo, per disegnare nel migliore dei modi lo scambio, ha utilizzato il termine latino ‘clientes’, ovvero quei cittadini che, in età romana, per la loro posizione nella società, adempivano ad una serie di obblighi, tra voti, informazioni e commissioni varie, nei confronti di un ‘patronus’, a sua volta obbligato nei confronti dei ‘clientes’. La relazione si chiamava ‘relazione di patronato’. Dunque, il ‘patronus’ sarebbe stato Antonello Montante, i suoi favoriti ricompensati sarebbero stati i ‘clientes’, e i rapporti tra di loro sarebbero stati una ‘relazione di patronato’.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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