Ordunque. Un giorno si è in classe, un altro no, poi si, poi ni, poi il Tar, poi i genitori attraverso comitatini che sfidano sindaci e la salute dei propri figli.
Secondo l’ultimo circense bollettino della Regione non esistono rischi, nonostante i numeri sono ancora impressionanti. Ci si deve adeguare alle norme nazionali, ma attraverso una sfida: se si verificano focolai in classe poi si vedrà…
Insomma, non lascia intravedere nulla di buono quel… poi si vedrà ma intanto si deve andare avanti così.
Riteniamo che in questo momento regna di più la confusione che il rispetto della salute di tutti noi, dei nostri figli, del nostro futuro. Impressionante in valzer di ordinanze, bocciature e riordinanze che riguardano il mondo della scuola dove non manca di certo l’essere temerari nel prendere decisioni così strane.
La Regione fa un passo indietro e dice ai sindaci di stare zitti fin quando il proprio Comune non diventerà rosso.
Le paure, ovviamente aumentano ed oggi i primi cittadini non sono più in grado di garantire la salute pubblica alla propria popolazione. Si teme, tra l’altro, che il mancato avvio di campagne di screening possa nascondere numeri impressionanti e assai pericolosi.
Stamani ad Agrigento il sindaco Franco Miccichè ha dovuto riaprire le scuole dopo che un esposto firmato da una decina di genitori che formano un comitatino era stato inviato direttamente al Tar. Pochi. Bastano le dita di mezzo piede, da aggiungere alle dita delle due mani, per capire quanti sono.
Per l’esattezza tredici firmatari, debitamente da tenere nascosti (non si capisce il perchè); infatti, alla fine del provvedimento del Tar si legge testualmente: “In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati”.
Ma tant’è. Il Tar da ragione al comitatino, boccia Miccichè e la volontà di altre 25 mila genitori ed apre le scuole. Contenti loro, contenti loro.
A Favara il sindaco Antonio Palumbo s’è rotto le scatole. Tuona: “Non comunicheremo più i dati Covid, che a questo punto sono buoni solo per questioni statistiche ma non hanno alcuna utilità se in forza di essi non si possono disporre provvedimenti contenitivi efficaci”.
Giustissimo e sacrosanto! Palumbo, da padre prima e da sindaco dopo, mostra più di una semplice perplessità quando guarda i numeri che colpiscono la sua comunità. Dice: “Come faccio a rimanere allegro e sereno se a Favara oggi si registrano 1500 casi? Ed io dovrei assumermi la responsabilità morale di questo andazzo? Non ci penso nemmeno. Loro si facciano le statistiche, io, con l’imposizione delle norme vigenti e non certo per volontà mia, rispetto le regole”.
Sarebbe straordinario se tutti gli altri sindaci della Sicilia prendessero esempio da Antonio Palumbo. Tenere al buio i propri cittadini e non comunicare agli stessi la situazione giornaliera dei contagi. Come va, va.
Del resto se il Tar da ragione a 13 firmatari da tenere in anonimato e manda in totale sconforto migliaia, migliaia e migliaia di genitori cosa importa?
Si salvi chi può!!!
Direttù, facemu pena