La prima proposta del primo inceneritore

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Una società con sede a Palermo ma di origine bresciana ha presentato un progetto per costruire uno dei due termo-utilizzatori preventivati in Sicilia. I dettagli.

Sul tavolo del governo regionale vi è la prima proposta di costruzione di un termo-utilizzatore in Sicilia. Si tratta di un impianto capace di bruciare i rifiuti indifferenziati e produrre energia, come più volte prospettato dal presidente Musumeci. E il progetto interessa uno dei due termo-utilizzatori lanciati nell’avviso pubblico della Regione, quello prospettato nella Sicilia orientale.

Il terreno su cui dovrebbe essere costruito è di proprietà di “Ikea”, 67mila metri quadrati, a poca distanza da uno stabilimento “Ikea” e dall’ex acciaieria “Megara”, oggi “Acciaierie di Sicilia”, a ridosso della zona industriale di Catania, a 3 chilometri dall’aeroporto “Vincenzo Bellini”. Pronta a costruire il primo inceneritore della Sicilia è la “SiEnergy”, una Srl con 20mila euro di capitale sociale, appartenente ai titolari dell’ex acciaieria “Megara” di Catania, e che ha sede legale in via Enzo ed Elvira Sellerio a Palermo ma radici bresciane. “SiEnergy” ha presentato una relazione di 190 pagine, spiegando in dettaglio l’opera, che dovrebbe bruciare mezzo milione di tonnellate di rifiuti indifferenziati, esattamente 555mila tonnellate all’anno, provenienti da Catania, Siracusa, Caltanissetta, Enna e Ragusa. E ciò per 341 giorni all’anno e altre 3 settimane riservate alla manutenzione.

Il terreno di “Ikea” è tra Catania e Lentini, e a pochi chilometri vi sono diverse aree sensibili come il Simeto e il lago Biviere di Lentini, che ospitano numerose specie vegetali e animali. A fronte di ciò la “SiEnergy” replica che nella stessa zona ipotizzata per accogliere il termo-utilizzatore vi è già un’acciaieria. E poi, ancora nella relazione, aggiunge che le scorie che saranno prodotte dall’impianto, stimate in 121mila tonnellate all’anno, potranno essere utilizzate nell’ambito dell’edilizia civile, nei cementifici. Oltre ai rifiuti non differenziati, l’impianto progettato brucerà rifiuti ospedalieri e fanghi disidratati provenienti dai depuratori. E poi anche il cosiddetto “Fluff”, ovvero gli scarti e le polveri derivanti dalle fasi preliminari della lavorazione dei rottami delle acciaierie. Il tutto per produrre energia. Ovviamente, e nel frattempo, i Comuni siciliani inseguiranno il traguardo del 65% di raccolta differenziata, anche con una futura presenza dell’inceneritore, che, del resto, brucia il non differenziabile, quindi il residuo secco, che oggi si smaltisce nelle discariche dell’isola, quasi tutte private, con costi elevati e problemi di saturazione, tanto che non si esclude il trasporto dei rifiuti fuori Sicilia, a pagamento, aggravando le bollette a carico dei cittadini.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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