Quarta serata del Festival: nella serata dei duetti, vincono “due Jovanotti”

Condividi

Non è certo il primo anno che al Festival di Sanremo si “scivola” nella serata dei duetti e delle cover.
Usciti dalla comfort zone dei loro pezzi, i cantanti in gara (quasi tutti) danno il peggio di sé, come se qualcosa puntualmente si inceppasse e si finisse inevitabilmente a rimescolare tutte le carte. Quello che ci è piaciuto nella terza serata, quella in cui tutto ci sembra adeguato – con l’audio al suo posto e i pezzi che ci erano familiari e quindi è stato possibile apprezzare meglio le performance – quasi tocca rinnegarlo ponendosi qualche perché. Come per esempio perché mai scelgono delle canzoni già difficili e “particolari” che quasi sempre nascono dall’anima di cantautori che nulla hanno a che fare con particolari doti canore ma con un messaggio sociale o personale (oppure di cantanti che delle loro doti canore ne hanno fatto un piccolo paradiso) fino al perché esistano i duetti a Sanremo.

Infatti potremmo dire che ieri sera, la figura migliore l’hanno fatta coloro che hanno gareggiato da soli.

Io abolirei proprio i duetti. Che si cantino le cover e basta. Il duetto prevede una sorta di empatia e di complicità che non puoi improvvisare come se cantassi al karaoke del villaggio. E le coppie erano quasi tutte improponibili fatta salva qualche eccezione. Perché sono coppie anche generazionalmente troppo distanti e quindi incapaci di riconoscersi nelle intenzioni.

E così finisce che Massimo Ranieri e Nek rovinino una poesia come “Anna verrà” o che Aka 7even rovini Cambiare di Alex Baroni in coppia con Arisa, che per strafare finisce in un range troppo alto per lei e la disfatta è servita. A parte che nessuno (o quasi) può riproporre Baroni, cantante sopraffino dotato di una delicatezza e di una leggiadria irripetibili.

Ma facciamo prima a dire chi si sia salvato a parte i due giovanotti vincitori, Gianni Morandi e Jovanotti che in smoking bianco, ripercorrono con un medley le canzoni che sono state dell’uno e dell’altro, e lo fanno senza troppe pretese e questo li rende assolutamente accettabili: Occhi di ragazza, Un mondo d’amore, Ragazzo fortunato e Penso positivo ed è subito festa (e standing ovation, sicuramente esagerata).

Molto bene – a parte qualche incertezza di Blanco – il duo Mahmood Blanco in “Il cielo in una stanza” nel quale si percepisce l’affinità e la complicità dei due. È quello il senso del duetto, due voci e una sola intenzione e con loro si è percepita ogni sfumatura anche perché sono capaci di controcanti sopraffini perfettamente accordati e fluidi.

Bene anche Achille Lauro (dal look perfetto) con Loredana Bertè in “sei Bellissima” e nel duetto il cantante veronese ci fa dimenticare la sua furbizia nel proporre quest’anno, una canzone per nulla originale che ricorda molto i suoi stessi successi del passato (prossimo). Un momento di grande empatia, quella tra i due che si scambiano la parola con generosità. Lauro sa quel che fa e la Bertè ancora regge. Per non parlare dei bellissimi arrangiamenti e dell’orchestrazione.

Che un plauso gigantesco va alla straordinaria orchestra della Rai, che ha rivisitato tutti e 25 i pezzi delle cover con una maestria degna di nota. Spesso mi incanto ad ascoltare le evoluzioni armoniche e stilistiche che i maestri dell’orchestra eseguono, rendendo tutto così perfetto e adeguato.

E poi l’originalità di Lauro, che regala a Loredana Bertè delle rose rosse con un biglietto in cui viene fuori la sua incantevole carnalità.
Un po’ principe, un po’ paraculo.
Ma queste cose lui sa come farle.

Che strano uomo sono io, 
incapace di chiedere scusa, 
perché confonde il perdono 
con la vergogna. 
Che strano uomo sono io, 
Che ti chiama pagliaccio 
perché pensa di dover combattere 
cio che non riesce a raggiungere 
Che strano uomo sono io, 
capace solo di dire “sei bellissima”
perché ancora ho paura 
di riconoscere il tuo valore. 
Stasera “per i tuoi occhi ancora” 
chiedo scusa e vado via 
Bene anche Giovanni Truppi che con Vinicio Capossela e Mauro Pagani eseguono “Nella mia ora di libertà”  di Fabrizio De André.
Quando si ha a che fare con pietre miliari del cantautorato italiano non ci si aspetta nulla, se non la giusta intenzione, e in questo caso la “recita” quasi, di quella perla tratta da uno degli album più significativi di De André “storia di un impiegato”.E così è stato, infatti.  “Nella mia ora di libertà”  racconta l’inutilità del carcere. Forse troppo per il palco di Sanremo, dove ieri sera però erano in 4 e non in 3 perché De André aleggiava mentre scendeva piano la malinconia.
Quella performance è stato un piccolo spazio a sé.
Lo stesso non si può dire per Sangiovanni che malgrado la presenza nel duetto della Mannoia – che però sbaglia anche lei – riesce a rovinare un pezzo molto caro al cantautore che urlava tutta la sua rabbia verso il mondo della discografia che protegge il lato commerciale della musica, a discapito della purezza dell’arte che sono espressione palesi di sentimenti e sensazioni di un artista.
Niente di tutto questo, è tutto sbagliato. Scambi tra i due, intenzioni, intonazione … tutto.
Male anche Yuman che canta “My way” di Sinatra tutta in battere e a lui non basta la brava Rita Marcotulli al piano per decollare. Tutto piatto, senza slancio. 
A me personalmente sono piaciuti Highsnob e Hu nella canzone di Tenco.  “Mi sono innamorato di te” resa originale e ricercata alla presenza di Mr Rain che con la sua parte rap ha praticamente chiuso il cerchio lasciato aperto dai due cantanti in gara, forse perché non abbastanza dentro il pezzo, che sembra semplice, ma che racchiude in sé un tormento non facile da replicare.
Noiose Emma (vestita benissimo da Gucci) con la Michielin in “Baby one more time” di Britney Spears.
Non male La Rappresentante di lista in  Be my baby  The Ronettes con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra.
Bocciato Irama che da sempre mi sembra senza identità incatrato tra Bon Jovi e Grignani e che proprio con Grignani ieri sera ha cantato Grignani che a sua volta era Grignani o meglio la parte un po’ sfatta di sé.
Molto bene Matteo Romano in  Your song di Elton John con Malika Ayane. Bravissimo in una canzone per nulla facile e ben interpretata.
La sua voce delicata e intonatissima si è adeguata perfettamaente alle caratteristiche di quelle della Ayane.
E poi bene Noemi al pianoforte, che esce per prima e canta  da sola “You make me feel” di Aretha Franklin e ci sta, la scelta è azzeccata, il brano è alla sua portata e si adatta al suo cantare, alle sfumature della sua voce, alla sua grinta raffinata.
Tutto il resto è non classificabile. Uno scempio totale.
Ad onor del vero, sono comunque andati meglio quelli che hanno cantato da soli, da Moro alla Zanicchi.
La co-conduttrice della quarta serata è stata la giovane attrice Maria Chiara Giannetta, deliziosa e spigliata, che si prende tutto lo spazio che le viene concesso, che nel suo momento racconta molto emozionata la sua esperienza nel
mondo della cecità per prepararsi al ruolo di Blanca.
Carino il siparietto con Maurizio Lastrico con il quale raccontano una storiella mettendo insieme ed interpretando molti dei titoli che hanno fatto la storia della canzone italiana.
Ma noi ancora si pensava alla presenza scenica e emozionale di Drusilla Foer al cui confronto sfigurano un po’ tutti.

E poi il racconto di Jovanotti al tempo della radio e la recita di una poesia di una immensa poetessa che è Mariangela Guatieri.

Possiamo premiare Lorenzo per la scelta, ma l’interpretazione è mancata proprio della giusta “religiosità” ed intensità che in maniera prorompente travolge chi la ascolta declamare quelle parole di ringraziamento.

La giuria formata dal Televoto (con un peso del 34% sul risultato complessivo), la giuria della Sala stampa, tv, radio e web (33%) e poi la Demoscopica 1000 (33%) premiano Gianni Morandi, seguito da Mahmood con Blanco e terza Elisa insignificante ieri sera con What a Feeling, tanto che abbiamo guardato tutti la ballerina che l’accompagnava.

Sicuramente la serata più difficile da mandare giù e si attende stasera il gran finale.
Ormai conosciamo le canzoni e attendiamo solo di sapere come saranno eseguite e chi vincerà.

Notizie correlate

Leave a Comment