Elezioni Sicilia, Centrodestra spaccato, Forza Italia polverizzata, Miccichè scendiletto di Dell’Utri. Si Dell’Utri, “semper imperituri manet”

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A volte ritornano. Nella circostanza, però, sembra che non se ne siano mai andati perchè ogni qualvolta che scendono in campo (ufficialmente, perchè già sottobanco tramano, eccome!) lo fanno in modo perentorio, deciso e ancora da veri e propri capitani del timone senza che nessuno possa dire biz.

Dell’Utri Marcello, o al contrario, fate voi, è risaputo essere il ventriloquo del Cavaliere; attenzione però, non sappiamo quanto lo stesso Berlusconi possa avere un proprio pensiero quando dinnanzi a lui c’è Marcello, l’ex presidente di Publitalia finito in carcere non per il reato di abigeato ma per fatti molto più sostanziosi.

E comanda ancora lui. Lo si vede da sempre, è risaputo da tutti. Capace ancora di tenere a galla deputati forzisti che meriterebbero le comode pietre delle miniere siberiane, altro che scranni. Deputati invisi, buggerati (non fisicamente, per fortuna…) dall’intero Parlamento siciliano, non voluti dai compagni dello stesso partito. E, quindi, tragedia su tragedia.

Poi il nulla. E siccome hanno la benedizione continuano a rimanere li per volere del papa, non quello che indossa i banchi paramenti sacrali.

La rottura all’interno di Forza Italia è dovuta principalmente per questi fatti che abbiamo appena elencato. Un Commissario in Sicilia, il Gianfranco del 61 a zero, che oggi si piega come un fuscello al volere di Marcello, che sembra essere uscito dalle patrie galere con molta più coscienza (ma soprattutto scienza…). Un vero e proprio scendiletto; un ruolo, questo, che forse Miccichè non merita ma che, però,  è costretto a subire; beve, al momento, bocconi più acidi della cicuta, senza morire, però. Certo, con un clima così e con questi signori che ancora oggi comandano la nave, se non c’è morte fisica regna imperante quella morale, politica, umana.

Miccichè avrebbe voluto candidato sindaco di Palermo Roberto Lagalla. E’ molto più di un pensiero.

Da Arcore giunge una emissaria, Licia Ronzulli, della quale il Cavaliere si fida un gradino appena sotto rispetto a Marcello. Ma solo un gradino, però.

Arriva lei e tutto è surreale. Mancano quasi tutti. La Ronzulli avrà pensato: “Ma quante Forza Italia ci sono in Sicilia?” Mancano all’appello i disertori Zambuto, Armao e Falcone, tutti nella qualità di assessore. E poi: Gallo Afflitto, La Rocca Ruvolo, Papale, Pellegrino e Savona.

La Ronzulli prende atto, si piega ma non si spezza. Porta al Commissario in Sicilia di Forza Italia un bacio perugina che più di sapore al cioccolato sembra essere infarcito di tossina botulinica. Non solo, Miccichè, come facciamo un po tutti, è costretto a leggere il pensiero scritto all’interno del bacio che recita testualmente: “Candidato sindaco di Palermo sarà Francesco Cascio. Lagalla Bocciato”.

Prima botta amara, amarissima.

E adesso cosa succede? Incombono le regionali e certamente Miccichè non vede di buonissimo occhio il Musumeci bis, mentre pur non essendoci alcuna dichiarazione ufficiale è certo che Nello si è accattivato le simpatie del presidente Berlusconi.

E dopo la fresca esperienza della corsa verso Palazzo delle Aquile, Gianfranco Miccichè ha capito soltanto un passaggio, sicuramente fondamentale: lui è il due di coppe, ma la briscola è a denari…

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