L’ex superkiller di mafia, poi prezioso collaboratore della giustizia, Gaspare Spatuzza, invoca la libertà. Dopo il no del Tribunale di Sorveglianza è stata investita la Cassazione.
Lui è Gaspare Spatuzza, 58 anni, già superkiller della famiglia palermitana di Brancaccio al servizio della Cosa Nostra di Riina e Provenzano, poi collaboratore della Giustizia che ha svelato il depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio, che ha rubato la Fiat 126 poi imbottita di tritolo, che ha “smascherato il pupo” e ha smentito il falso pentito Scarantino, che ha riscritto la storia delle stragi del ’92, e che ha provocato la revisione del processo “Borsellino” concluso con sette ergastoli inflitti a sette innocenti. Adesso Spatuzza invoca la libertà. I giudici hanno già respinto una sua prima istanza. Secondo il Tribunale di Sorveglianza di Roma, lui, Spatuzza – che ha raccontato anche dei legami tra i suoi capi, i fratelli Graviano, e la politica – non ha ancora terminato il percorso di rieducazione “che, anzi – hanno sottolineato i magistrati – deve consolidarsi”. E ciò nonostante le Procure e le Corti d’Assise che l’hanno ascoltato in decine di indagini e processi abbiano garantito sulla sua attendibilità e sull’importanza determinante del suo contributo. Ad esempio, a Caltanissetta sono sotto processo i poliziotti imputati di avere estorto le bugie ai falsi pentiti sconfessati da Spatuzza.
Gaspare Spatuzza, attualmente ristretto ai domiciliari in una località segreta, insiste, e ha rilanciato la sua pretesa di scarcerazione innanzi alla Corte di Cassazione. L’ostacolo giuridico è che Spatuzza, a differenza di Giovanni Brusca e di molti altri pentiti di rilievo, ha iniziato a collaborare con la giustizia dopo che sono state definitive le prime condanne all’ergastolo a suo carico. Quando ha confessato le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, senza che prima ne fosse accusato, era già stato dichiarato colpevole per le bombe esplose a Roma, Firenze e Milano nel 1993, e per l’omicidio di don Pino Puglisi a Brancaccio. Gli sconti di pena per l’uccisione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e i poliziotti di scorta, gli sono stati concessi quando è stato carcerato con il “fine pena mai”.
E dunque adesso l’unica alternativa alla detenzione domiciliare sarebbe la liberazione condizionale, concedibile agli ergastolani che abbiamo scontato almeno 26 anni di reclusione. E Spatuzza, calcolando la liberazione anticipata che si applica a tutti i detenuti, è già a 30. Tuttavia i giudici di Sorveglianza hanno scritto: “La legge richiede un comportamento tale da fare ritenere sicuro il ravvedimento. Per un assassino macchiatosi di così gravi delitti ci vuole un esame particolarmente approfondito e attento, che certifichi un effettivo e irreversibile cambiamento, da dimostrarsi attraverso la condanna totale del proprio passato criminoso, e comportamenti coerenti. E ciò per attenuare le conseguenze materiali e morali delle condotte delittuose. Spatuzza è sulla buona strada, ma deve completare e consolidare il positivo percorso intrapreso”. Punto.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)