Rosario Pendolino, Presidente provinciale del Gruppo Giovani Assipan di Confcommercio Agrigento, si dice molto preoccupato per il domani incerto di tante imprese ed esorta il governo ad assumere le necessarie decisioni in tempi rapidissimi.
Il tempo per rimediare sta per scadere e a breve tante imprese chiuderanno e tantissime famiglie rimarranno senza fonte di sostentamento.
Pendolino evidenzia una stima molto preoccupante: delle oltre 6.000 imprese del settore, associate ad Assipan- Confcommercio su 30.400 presenti in tutta Italia, a breve ne chiuderanno circa 1.400 e quasi 6.000 posti di lavoro verranno inevitabilmente persi. E questo drammatico scenario, da qui a breve, diventerà un’amara realtà.
“L’aumento dei costi dell’energia, così come l’aumento dei costi delle materie prime, hanno già portato in Europa ad un aumento del costo del pane del 18%. Noi pianificatori italiani, fino ad oggi abbiamo fatto una scelta responsabile – dichiara Rosario Pendolino – resistendo e contenendo gli aumenti, ma purtroppo abbiamo la consapevolezza che la società sì sta indirizzando verso un crollo dei consumi, e quindi ci ritroveremo stretti in una morsa, maggiori costi, minori ricavi, con la prospettiva che rimane sempre la stessa, la chiusura. Per non parlare del drammatico risvolto della medaglia: un bene di prima necessità come il pane, diverrà un bene di lusso, sempre più caro e con sempre più rari produttori”.
I panifici sono indubbiamente i più colpiti da queste terribili bollette, perché gas ed energia elettrica sono due voci che già normalmente pesano maggiormente tra i costi d’impresa, e gli aumenti del 500% – 600% non sono e non possono essere gestiti, ammortizzati, coperti, con lo spettro delle saracinesche abbassate sempre più vicino.
“Lo Stato ha il dovere di intervenire subito, – continua Pendolino – perché si sta per innescare una crisi probabilmente irreversibile per la tenuta del Sistema Paese. Verranno meno i versamenti contributivi e previdenziali, verrà meno il versamento dell’iva, verrà meno ogni tipo di versamento, senza considerare l’utilizzo della cassa integrazione ed un grosso aumento del numero di percettori di disoccupazione”.
Ed in attesa che le istituzioni diano un concreto riscontro a questo grido d’allarme, il mondo delle piccole imprese, costituito dalla bottega di vicinato e dal piccolo laboratorio artigiano, sta proponendo una chiusura di tre giorni. Quello che da sempre è stato considerato, ed è, il motore dell’economia nazionale si ferma. Stavolta per protesta, ma a breve perché costretti dal l’insostenibilità dei costi.