“Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura”

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Il periodo storico (e politico) è quello che è e dunque ogni occasione è buona, per dissentire da ogni forma di violenza verbale, atto di razzismo, discriminazione.

Sono giorni difficili, nei quali tocca fare i conti con la realtà cruda e a tratti cruenta, che vede seduti sui due più alti scranni del Parlamento Italiano Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, che – come hanno spesso dimostrato insieme a tutta la destra salita al governo e quindi al potere – sono molto lontani da tutto ciò che può essere inclusione e rispetto dei diritti civili di tutti e che su molti temi etici si sono dimostrati non solo conservatori, ma hanno anche disprezzato ogni forma di identità che non fosse canonicamente riconosciuta. Per non parlare del razzismo puro mascherato dal “aiutiamoli a casa loro” e “prima gli italiani”.

In questo clima così teso, finisce che in una trasmissione leggera come “Ballando con le Stelle” che va in onda su Rai 1 il sabato sera in prima serata, ci si ritrovi ad emozionarsi mentre vanno le note e le parole di “W l’Italia” di De Gregori, brano scelto per la coreografia di Giampiero Mughini che balla con Veera Kinnunen; e così quel valzer si trasforma in un momento di tenerezza, di riflessione.

L’Italia derubata e colpita al cuore 
Viva l’Italia, l’Italia che non muore.
L’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura 
Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura. 

E sullo sfondo le immagini di una Italia “che resiste”, con Sandro Pertini, i campioni del mondo dell’82, Luciano Pavarotti, Samantha Cristoforetti, Rita Levi Montalcini, Coppi e Bartali, Sofia Loren, Falcone e Borsellino.

Una sensazione di essersi stretti intorno a degli ideali imprescindibili, a quella forma di libertà che sentiamo oggi un po’ perdere i contorni e che temiamo possa tramutarsi in una forma di discriminazione, di razzismo, di offesa.

La stessa che all’interno della stessa puntata viene raccontata e sottolineata da un indignato Ivan Zazzaroni che – proprio prima del commento della esibizione di Mughini – esprime massima solidarietà verso la pallavolista Paola Egonu, offesa ieri da quella domanda: “ma sei italiana?”

Mi hanno chiesto anche se fossi italiana…questa è la mia ultima partita in Nazionale, sono stanca. Non puoi capire.

Queste le parole dette in lacrime a bordo campo al suo procuratore Marco Reguzzoni, alla fine della partita contro gli Usa, dopo il 3 a 0 che ha regalato alle azzurre il bronzo ai mondiali di Volley.

Poi continua:

Nei commenti mi hanno chiesto se fossi italiana. Fa male perché se indosso questa maglia vuol dire che ci credo, che mi sento italiana e sentir dubitare di questo fa tanto male, perché altrimenti non darei il mio cuore per questo, non farei sacrifici per portare in alto questa maglia. In questo momento parla la ragazza che c’è dentro di me che è ferita, tanto ferita. Non ne può più di essere giudicata ogni volta

 

Zazzaroni indignato, ha definito Paola Egonu la “Ronaldo della pallavolo” ha sottolineato quanto sia vergognoso chiedere ad una donna se sia o meno italiana, solo per il colore della sua pelle.
Bisognerebbe riflettere – a mio avviso –  su come Paola e la pallavolo femminile italiana siano un patrimonio del nostro Paese. Lei, insieme alle sue compagne di squadra, sono entrate nelle case di milioni di italiani che le hanno seguite, in tv e sui social e questa popolarità inevitabilmente le pone nella condizione di essere anche offese, da chi pensa ancora che sia il colore della pelle, a fare la differenza, quando l’unica differenza possibile è tra una fuoriclasse come Paola Egonu e tutti gli altri.

Questo è il clima, queste le sensazioni che si accalcano in molti italiani, questa la frustrazione che attanaglia nel sapere che la tutela del diritto di ognuno, può essere messa a rischio. E si ripensa alle parole della senatrice a vita Liliana Segre che durante il discorso di apertura al Senato, ha sottolineato l’importanza dell’articolo 3 della costituzione che dovrebbe essere dipinto nei muri delle scuole:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Tutti.

 

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