Montante, diffamazioni e giornalisti

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Antonello Montante citato a giudizio per diffamazione a danno di Attilio Bolzoni. I casi analoghi legati ai giornalisti Michele Spena e Gianpiero Casagni.

Antonello Montante
Attilio Bolzoni
Michele Spena
Gianpiero Casagni

Il 16 ottobre del 2020 è stata di dominio pubblico la notizia di un’indagine a carico dell’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, ed ex vice presidente nazionale di ConfIndustria con delega alla Legalità, Antonello Montante, inquisito per simulazione di reato, calunnia, e diffamazione a danno dei giornalisti Attilio Bolzoni e Francesco Viviano, co-autori dell’articolo scoop tramite cui, il 9 febbraio del 2015, sul quotidiano “La Repubblica”, svelarono all’opinione pubblica che su Montante gravava un’inchiesta giudiziaria per mafia. Le ipotesi di reato a carico di Montante sono legate alle sue stesse dichiarazioni, secondo cui “il giornalista Bolzoni aveva ricevuto illecitamente le informazioni per lo scoop del 2015 in modo molto plausibile da un magistrato di Caltanissetta”. Un’inchiesta contro ignoti su eventuali responsabilità dei magistrati di Caltanissetta è stata già archiviata nel 2016. Nel frattempo, adesso, Antonello Montante è stato citato a giudizio dal pubblico ministero di Caltanissetta, Massimo Tirifò, per il reato di diffamazione aggravata a danno di Bolzoni. Il prossimo 7 marzo, al Tribunale di Caltanissetta, innanzi al giudice Nadia La Rana, Montante, già condannato in Appello a 8 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico, dovrà rispondere di quanto scritto in una sua istanza processuale, ovvero frasi del tipo: “Attilio Bolzoni, il giornalista che aveva preteso favori in denaro, non corrispostigli dallo scrivente”, “l’operazione, la quale ebbe come terminale Attilio Bolzoni che mercanteggiava con Cicero e Venturi e che non si muoveva certamente senza il collegamento funzionale con la criminalità imprenditoriale che era stata cacciata”, “il muoversi delle forze contrarie alla svolta antimafia che aveva massacrato per 10 anni l’imprenditoria mafiosa e che trovano l’espressione mediatica in Attilio Bolzoni”. Lo scorso 17 febbraio, Michele Spena, editore e giornalista de “Il Fatto Nisseno”, è stato rinviato a giudizio per diffamazione a danno ancora di Attilio Bolzoni. Spena avrebbe offeso la reputazione di Bolzoni durante una diretta radiofonica in una radio siciliana, inducendo l’ascoltatore ad intendere che Bolzoni serbasse rancore contro Montante perchè non gli avrebbe finanziato la pubblicazione di un suo libro. Tra le frasi incriminate pronunciate da Spena in diretta vi sono: “Attilio Bolzoni ca si nni iva a cena p’aviri finanziatu u libru. Ni 2600 pagine Attilio Bolzoni c’è”, “Lei ha chiesto al dottore Montante di avere finanziato dei libri dottore?”, “Dottore Bolzoni si vergogni lei” e ancora: “Ma a cena con il signor Montante nei migliori ristoranti di Roma chi ci andava il signor Spena o il signor Bolzoni”. Il 21 ottobre del 2019, a Roma, a palazzo San Macuto, innanzi alla Commissione nazionale antimafia, presieduta da Nicola Morra, insieme a Bolzoni è stato ascoltato anche il giornalista siciliano, già di “Centonove”, Gianpiero Casagni, anche lui parte civile al processo “Montante”. E tra l’altro ha dichiarato: “Questa vicenda ha completamente stravolto la mia vita lasciandomi senza lavoro. E’ una vicenda di cui non vuole parlare nessuno. L’informazione ha un ruolo importante. E’ stata una concorrente esterna all’organizzazione di Montante. Dal 2014 sono stato oggetto e destinatario di accuse mostruose da cui mi sono dovuto difendere da solo. Sono stato, con altre due persone, le parti che hanno subito più danni in questa storia: sono stato emarginato, isolato e considerato un pazzo. Chi doveva tutelarmi, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, è stato muto, sono stati addirittura avviati due procedimenti disciplinari contro di me, tutto è stato poi ovviamente archiviato. Antonello Montante intercettato diceva: ‘Dobbiamo cafuddare (picchiare) prima Centonove, a Repubblica pensiamo dopo’. E’ stato un vero attacco alla libertà. Ricordo un mio articolo su Montante, mai pubblicato dal settimanale ‘Panorama’ attraverso il suo ex direttore Giorgio Mulè. E Mulè ebbe uno scambio di lettere con Montante nell’autunno del 2014. Proprio l’ex direttore di Panorama ha informato Montante dell’articolo da me proposto, evidenziandolo come un indicibile pezzo di stampa”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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