Dopo la confisca antimafia definitiva dei beni del riberese Carmelo Marotta: la ricostruzione del procedimento giudiziario che ha determinato il provvedimento.
Carmelo Marotta, 54 anni, di Ribera, imprenditore, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo il 9 luglio 2015 a 4 anni di carcere, già scontati, per il favoreggiamento della latitanza del boss di Campobello di Licata, Giuseppe Falsone. Il 28 giugno del 2016 la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, presieduta da Luisa Turco, ha disposto il sequestro di 3 società, tutte con sede a Sciacca, e per un valore complessivo stimato intorno ai 20 milioni di euro: la “Sagid sas” di Marotta Carmelo, che in quel tempo ha gestito una cava di calcare in contrada “Piano dei santi”, poi la “Edilmar sas” di Oliveri Carmelina, in fallimento, che in quel tempo ha gestito una cava in contrada “Casino” a Ribera, poi la “Edilmar group srl”, che in quel tempo si è occupata del commercio al dettaglio di materiali da costruzioni, e poi il 50% della “Samar costruzioni srl”. Si tratta di imprese che, secondo gli indaganti, avrebbero monopolizzato il ciclo del cemento in provincia di Agrigento. La Guardia di Finanza ha rilevato “un’evidente e crescente sperequazione finanziaria” tra i redditi dichiarati da Marotta, le attività svolte e gli investimenti effettuati.
E poi un’aggravante: i magistrati in quel tempo hanno ritenuto Carmelo Marotta “socialmente pericoloso”. Ebbene, adesso la Cassazione ha reso definitiva la confisca dei beni, non per 20 ma per 10 milioni di euro, a carico di Marotta, tra immobili, conti bancari, veicoli e altro. L’ ex capo di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, già latitante, è stato arrestato a Marsiglia in Francia il 25 giugno del 2010. Nel corso di una perquisizione nell’ufficio di Marotta alla “Edilmar” è stata sequestrata una pen drive con dentro un file ritenuto dagli investigatori un messaggio scritto da un boss autorevole. A Marsiglia Giuseppe Falsone sarebbe stato in movimento con in tasca la carta di identità di un operaio di Ribera dipendente della “Edilmar srl” .
E il capomafia avrebbe telefonato spesso dalla Francia in Sicilia ad un numero di telefonino cellulare a cui avrebbe risposto il titolare della “Edilmar”, Carmelo Marotta. A processo, il 28 novembre del 2012, Giuseppe Falsone è stato collegato in videoconferenza e ha dichiarato : “Non conosco l’imprenditore di Ribera, Carmelo Marotta, e mai sono stato in contatto con lui”. E i documenti di identità che sono stati scoperti nel suo covo a Marsiglia? E Falsone ha risposto : “Li ho ricevuti da un’altra persona”. I contatti tra Falsone e Marotta vi sarebbero stati, anche tramite i collegamenti internet e con Skype. Così come sarebbe stata accertata la presenza di Marotta a Marsiglia nel periodo in cui il boss di Campobello di Licata si è nascosto nella città francese. E il riberese si è giustificato: “Sì, sono stato nella zona, ma solo per una crociera, con la mia famiglia”. E infatti, Carmelo Marotta e la sua famiglia sono stati a bordo della motonave “Fantasia”, in crociera nel Mediterraneo, che il 25 luglio del 2009 ha sostato a Marsiglia. E poi, il 14 e 15 agosto 2008 è stato riscontrato che una persona, di nome Marotta, ha utilizzato due camere nell’albergo “New Hotel Marseille” a Marsiglia, pagando in contanti.
Poi, ancora nel covo di Falsone è stato scoperto un foglietto con annotato “Malupila”. E “Malupila” in dialetto siciliano è persona con carnagione e capelli rossicci. Ecco perchè è stato chiesto al pentito di Sambuca di Sicilia, Calogero Rizzuto, se lui, negli ambienti di Cosa nostra del versante occidentale della provincia di Agrigento, conoscesse dei “Malupila”. E Rizzuto ha risposto : “Uno lo conosco personalmente, ed è Salvatore Imbornone. L’ altro me lo ha indicato lo stesso Imbornone, ed è Carmelo Marotta di Ribera, che io non conosco”.