Omicidio Cattolica Eraclea: l’assassino in carcere. L’intervento del Procuratore Luigi Patronaggio

Condividi

Si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è stato trasferito in carcere il pensionato che ha ucciso il compaesano a Cattolica Eraclea. Il commento di Luigi Patronaggio.

Carmelo Contarini

Giovanni Ferrera, 66 anni, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Lui si è seduto innanzi al procuratore di Agrigento, Salvatore Vella, al magistrato di turno titolare dell’inchiesta, Paola Vetro, e al comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, colonnello Vittorio Stingo. E, al fianco del suo difensore, l’avvocato Ignazio Martorana, non ha risposto all’unica domanda al momento senza risposta, ovvero “perché hai ucciso il tuo compaesano Carmelo Contarini?”. Ciò che è accaduto invece non si presta ad interrogativi: Giovanni Ferrera, pensionato, e il muratore Carmelo Contarini, 51 anni, separato e padre di due figli, hanno discusso, animatamente, e poi Ferrera, al culmine della lite, con la mente in corto circuito, ha impugnato un coltello a serramanico e ha trafitto Contarini al torace, morto subito, cascando in un canalone dell’acqua piovana che costeggia la sua abitazione, in via Agrigento, a Cattolica Eraclea. Poi il pensionato, che si ipotizza essere stato diretto verso la caserma per costituirsi, è stato raggiunto e placcato dai Carabinieri. Se ciò non fosse stato, Ferrera sarebbe stato incastrato, perchè il luogo del delitto è spiato dagli occhi delle telecamere di video-sorveglianza montate dal Comune. Lui ha consegnato il coltello, e, dopo l’interrogatorio, è stato trasferito in carcere, al “Pasquale Di Lorenzo”, in contrada Petrusa ad Agrigento. Giovanni Ferrera e Carmelo Contarini si sarebbero conosciuti da tempo. I loro appezzamenti di terreno in campagna sarebbero confinanti. Forse è stato un diverbio insorto su tali confini a scatenare la furia omicida del pensionato. Forse, invece, lo scontro è stato alimentato solo dall’alcol.

Il Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio

L’ex Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, adesso Procuratore Generale di Cagliari, commenta: “Sono sorpreso dall’enorme numero di omicidi e delitti sanguinosi che nel 2022 hanno afflitto la provincia agrigentina. A differenza di pochi decenni addietro non si tratta più di omicidi di mafia, legati alla criminalità organizzata. Sono episodi che maturano in contesti apparentemente ‘normali’ e che, proprio per tale contesto di normalità da cui emergono, tanto impressionano l’opinione pubblica. Ciò è provocato da tre virus ormai endemici nella società agrigentina: l’ignoranza, l’arretratezza culturale e la mancanza di una robusta rete sociale accogliente e solidale, che conosca i suoi membri e ne riconosca criticità e bisogni, evitando che disturbi mentali, droga, alcol e marginalità esplodano in episodi estremi. I due virus gemelli dell’ignoranza e dell’arretratezza culturale ricorrono in non indifferenti strati della popolazione agrigentina: è incredibile che violente risse siano scatenate per uno sguardo di troppo ad una donna, che sgarbi lievi provochino faide familiari infinite, che questioni di interesse, risolvibili davanti al più modesto dei giudici di Pace, inneschino scoppi di violenza inaudita. L’incapacità della scuola, e della cultura in senso lato, a raggiungere gli strati più marginali della società agrigentina, determina che ancora oggi, in una società moderna, iper-tecnologica e sempre più connessa, si ragioni con la stessa logica ottocentesca dell’onore e della “roba”. Pur non disconoscendo che all’interno della società agrigentina sono presenti intelligenze fini ed eccellenze, esperienze associazionistiche esaltanti e slanci solidaristici commoventi, è doveroso tentare una soluzione, augurandosi che un vento di rinnovamento spazzi via le antiche incrostazioni della società, che alimenti una rinnovata linfa alle nostre comunità, che renda più efficaci i servizi territoriali e sociali, incrementi l’associazionismo e il volontariato, e modelli l’agire politico-amministrativo in senso solidaristico. E che cessi quell’atavica sfiducia verso le Istituzioni che già troppi danni ha provocato in Sicilia, generando illegali e mostruose forme di giustizia alternativa”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment