Bene riparare gli ascensori ma c\’è ancora tanto da fare al san Giovanni di Dio.
È trascorso quasi un mese dalla data in cui abbiamo chiesto un incontro al dottor Zappia per fare il punto sulla situazione della sanità agrigentina anche alla luce di alcune vere e proprie emergenze come ad esempio il pronto soccorso che versa in condizioni drammatiche per chi ha la sventura di doverlo frequentare.
Avevamo fatto notare come al di là delle dichiarazioni prima del voto da parte del presidente della regione, sia mancata quella particolare attenzione, come preannunciato, alle aree di emergenza territoriale, per evitare lunghe attese, a volte in situazioni logistiche che mortificano la dignità umana.
Avevamo fatto notare altresì come molti interventi finanziati col Pnrr avrebbero potuto garantire la creazione di nuovi reparti d’emergenza oltre all\’assunzione di personale.
Avevamo ancora evidenziato che i concorsi per assumere nuovi medici vanno deserti, specie negli ospedali di periferia e che le cause i di questo fenomeno sono molteplici. Avevamo anche sottolineato come sia urgente porre rimedio al pauroso vuoto venutosi a creare delle figure sanitarie che sono spesso causa dello sfogo di tanti cittadini esasperati per un servizio insufficiente contro il personale sanitario.
Avevamo posto l\’attenzione sulla medicina del territorio inesistente, considerato che addirittura si chiudono persino i pochi presidi nei comuni e la cosiddetta continuità assistenziale diventa un miraggio, vedi tra gli ultimi comuni a non avere più assistenza Naro, Castrofilippo, Aragona.
Pur prendendo atto che il nuovo assessore si trova al lavoro da poco tempo avevamo riconosciuto che finora non si è avvertito nessun cambio di passo mentre si apprende che l\’assessorato si muove per operare un taglio di 120 milioni per coprire il buco che si è riscontrato nei conti della sanità siciliana.
L\’auspicio è che il direttore dell\’ASP di Agrigento possa trovare il tempo per un momento di confronto sui temi richiamati al fine di scongiurare azioni di mobilitazione popolare atte a rivendicare servizi sanitari con standard minimi di civiltà.