Abbiamo appreso dalla stampa regionale che il governatore Schifani per fronteggiare l\’emergenza relativa alle liste d\’attesa negli ospedali, avrebbe approvato un piano operativo, che “favorirebbe” la collaborazione tra il pubblico e il privato. Il documento, predisposto dall’Assessorato della Salute, delinea una strategia di intervento per smaltire nel più breve tempo possibile le prestazioni in sospeso. Le risorse finanziarie messe a disposizione ammontano complessivamente a 48,5 milioni di euro. E’ previsto il coinvolgimento anche delle strutture specialistiche private convenzionate a supporto del sistema sanitario pubblico, per garantire ai siciliani l’inalienabile diritto alla tutela della salute e soprattutto in tempi ragionevoli. Il Piano, ”valorizzerebbe” la cooperazione tra pubblico e privato per aumentare l’efficienza della rete assistenziale”.
Ad una più attenta lettura, anziché potenziare le strutture pubbliche, attraverso l\’acquisto di macchinari di ultima generazione; aumentando negli ospedali la dotazione di quanti più medici possibili; incentivando a ritornare nella nostra città, i medici siciliani che hanno fatto carriera trasferendosi al nord o all\’estero; utilizzando i fondi del PNRR per progettare e realizzare gli ospedali di comunità, di contro, si preferisce, di contro, tale Piano, come un pianificato disegno clientelare, dirotterebbe così alle strutture private proprio quei fondi previsti per gli ospedali, già carenti e messi a dura prova dal deficit di carenza di personale.
Tutto ciò in netto contrasto con il diritto dei cittadini alle cure ed alla salute, come previsto dalla nostra Costituzione all\’art 32. Forse al Governatore Schifani, sfugge il fatto che tutte le regioni devono garantire ai propri assistiti le prestazioni e i servizi inclusi nei LEA – livelli essenziali di assistenza.
Il servizio sanitario nazionale è un sistema di strutture e servizi che hanno proprio lo scopo di garantire, in condizione di uguaglianza, l\’accesso universale all\’erogazione equa delle prestazioni sanitarie in attuazione dell\’art. 32 della Costituzione.
Un disegno ben pianificato, con il pretesto e lo slogan di snellire le lunghe liste di attesa, dando così la parvenza di un interesse primario nei confronti dei cittadini, che per carenza di strutture e reparti, per potersi curare sono costretti ai viaggi della speranza, possibili tra l\’altro solo per chi ne ha la possibilità economica, mentre per i tanti altri invece …..non resta che piangere il morto !!!!!!!!
Spaventa e avvilisce ancora di più un diffuso silenzio “omertoso della politica locale,” davanti ad una simile emergenza ospedaliera , che mette a repentaglio la vita stessa dei cittadini, a causa delle gravi carenze della sanità pubblica. Nel frattempo, però le strutture private diventano di riflesso un\’opportunità di lavoro, a cui accedere senza un concorso pubblico\’.
Ad Agrigento, a seguito di conclamate criticità che hanno portato alla ribalta il “Pronto Soccorso del San Giovanni Di Dio” si è giunti drammaticamente al capolinea. Due primari, accettato l\’incarico di dirigere il pronto soccorso, dopo qualche giorno sono scappati subito via, senza voltarsi indietro.
Plasticamente, ciò appare come un paradosso: mentre i medici abbandonano per carenze strutturali e di organici, il Governo ed i vertici regionali della sanità, di contro, imperterriti restano attaccati alle lucrose poltrone senza alcun sussulto di dignità, azzeramento verticistico, dimissioni“. Tutto ciò, in perfetta linea con il detto siciliano: Tantu munnu a statu e munnu è, u mortu di cu è su chiangi”.
Di fronte a tanta desolazione, non potevamo che accogliere positivamente, l’apprezzabile subitanea disponibilità del Dottore Giuseppe Caramanno, già primario della cardiologia ed emodinamica, del nosocomio agrigentino, ad assumere ad interim la dirigenza del pronto soccorso. Nonché ai medici della cardiologia che hanno deciso di collaborarlo rinunciando alle ferie, Tutto ciò, pur nella consapevolezza che capacità e professionalità, non sono sufficienti a risolvere le ataviche disfunzioni del pronto soccorso: gravi carenze di personale, di ambienti adeguati ed attrezzature all’avanguardia. Si auspica che, per riportare il pronto soccorso, ad una situazione di normalità, come dichiarato dal Dott Caramanno, anche altri medici di altri reparti seguano l\’esempio dei colleghi, aumentando così le capacità di cure ed assistenza, cui hanno diritto tutti i cittadini.
Tuttavia, in merito alla dimensione assunta in città proprio dalla “ questione salute”, data la grave emergenza, passa persino in secondo piano la nomina di Agrigento “ Capitale della Cultura”. A tal proposito, appare assordante proprio il silenzio del Sindaco Franco Miccichè, ancorché medico!
E’ sin dalla sua elezione che Agrigento attende, come ad un miracolo, che il sindaco, sempre impegnato a presenziare convegni, manifestazioni e spettacoli di vario genere, faccia il “sindaco”, nell’interesse soprattutto delle migliaia di famiglie che, versano in situazioni di bisogno.
Visto quanto accade, i cittadini si attendono che il Sindaco Miccichè, ancorché medico e responsabile della salute pubblica, in via del tutto eccezionale, con un semplice atto di responsabilità, dovrebbe anch’egli affiancare in modo volontario il Primario Dott.Caramanno, nell\’ardua impresa di soccorrere le centinaia di vite umane, suoi concittadini e non, che in ogni istante si recano per essere curati al pronto soccorso per le urgenze/emergenze.
Adiconsum Unione Nazionale Consumatori Cittadinanza Attiva
Ilenia Capodici Manlio Cardella Pippo Spataro