“Uccise la suocera e si sedette sul cadavere fumando una sigaretta”: in pendenza di condanna

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Ha ucciso la suocera e poi si è seduta a cavalcioni su di lei fumando una sigaretta: la Procura di Enna invoca 18 anni di reclusione a carico di Laura Di Dio. I dettagli.

La Procura della Repubblica di Enna, tramite il pubblico ministero, Michele Benintende, ha invocato la condanna a 18 anni di reclusione a carico di Laura Di Dio, 33 anni, di Pietraperzia, in provincia di Enna.

Laura Di Dio con il marito Francesco Arnone

Lei è la casalinga che lo scorso 4 febbraio ha ucciso la suocera, Margherita Margani, 62 anni. Laura Di Dio è madre di due figli, sposata con Francesco Arnone, figlio della vittima, che lavora in un’agenzia di pompe funebri. Lei soffrirebbe di depressione, e i familiari hanno imprecato a caldo dopo l’assassinio: “Non voleva curarsi, da un anno e mezzo vivevamo nell’inferno”. Suocera e nuora abitano in due case nello stesso luogo, poco distanti. La nuora è andata a casa della suocera per un caffè, e poi si sarebbe avventata contro Margherita Margani colpendola con un coltello, una forchetta e una forbice. Dopo si sarebbe seduta a cavalcioni sul cadavere della suocera fumando una sigaretta. Laura Di Dio ha confessato il delitto: “Non la sopportavo, abbiamo litigato, sono stata aggredita da lei, mi sono sentita in pericolo”. Il marito si è sfogato così: “Io amo mia moglie. Da mesi non lasciavo più i miei figli per paura che potesse fare del male ai bambini. Un anno e mezzo fa aveva cominciato a manifestare disturbi depressivi. Si alzava di notte, dormiva pochissimo e mangiava quando aveva voglia. Avevamo consultato un medico, ma lei non prendeva le medicine”.

Margherita Margani

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Enna, Michele Ravelli, ha ammesso la donna al giudizio abbreviato. Lei è attualmente detenuta nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento. E’ stata accolta la costituzione di parte civile dei familiari della vittima, il marito Antonio Arnone e i figli, Piero e Giuseppina. A Laura Di Dio è contestato l’omicidio volontario, aggravato dal rapporto di affinità con la vittima. Per il pubblico ministero, l’aggravante è da ritenersi prevalente rispetto all’attenuante delle seminfermità mentale, che è stata riconosciuta nel corso dell’incidente probatorio. Non sono contestate invece le aggravanti della premeditazione e della crudeltà che, se ipotizzate, avrebbero vietato per legge il giudizio abbreviato. In tal caso, Laura Di Dio avrebbe rischiato l’ergastolo. Prossime udienze l’8 e il 22 febbraio per le arringhe difensive.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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