Nel quartiere della Kalsa si può respirare la storia e la cultura popolare della città di Palermo. In quel quartiere crebbe Giovanni Falcone ed anche Paolo Borsellino, ma anche i capi mafia della zona. I fenomeni di povertà educativa, come l’abbandono scolastico, si incrociano in molti casi con traiettorie di devianza connesse alla criminalità organizzata, che assolda i più giovani per la gestione di attività illegali, lo spaccio di droga, facendo leva sulla fragilità, a volte l’assenza della comunità educante. Nascere in una famiglia con meno risorse, sia economiche che culturali, spesso comporta una maggiore difficoltà ad accedere alle opportunità educative e sociali rispetto agli altri ragazzi. In molti casi, abitano in contesti di vita marginali e privi di servizi e risorse, dove le mafie si pongono quale unica alternativa; provengono da famiglie che spesso versano in situazioni di fragilità socio-economiche estreme, o che comunque risultano compromesse perché invischiate a vari livelli nelle logiche della criminalità organizzata; non sono stati sostenuti e accompagnati nella definizione di un percorso di vita a partire dalle proprie scelte e aspirazioni. I mercanti delle false illusioni, del lavoro nero trovano terreno fertile nell’assoldare minori, specialmente nei quartieri dove la dispersione scolastica tocca livelli preoccupanti. Gesualdo Bufalino diceva che per vincere la mafia serviva un esercito di maestri elementari. Si è vero, ma non basta, bisogna creare una solida collaborazione tra famiglie e docenti, tra genitori e scuola. È solo con questo “patto” comune che si realizza una società educante dove i giovani possano crescere in un contesto sereno, “pulito” – L’educazione è un ponte che tutti devono poter attraversare – Nella nostra Sicilia a capo dell’Ufficio Scolastico Regionale si è insediato da poco Giuseppe Pierro. Siamo fortunati, in quanto fa parte di quella generazione che ha seminato innovazioni nel mondo della scuola. Un continuo laboratorio di idee che vogliamo ascoltare – e non me ne voglia il direttore Pierro – “sfruttare” a partire dalla sua idea di scuola del futuro. Il cambiamento della nostra terra dei nostri quartieri passa dalla scuola, una scuola che vogliamo innovare, lo dobbiamo ai nostri ragazzi smarriti, impauriti, alle famiglie che vorrebbero ma non possono conclude Aldo Mucci.
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