SICILIA- Non piove da mesi e peggiora la grave crisi idrica in Sicilia. Drammatico il quadro delineato nell’ultima riunione dall’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici. E’ nerissimo, anche a confronto con i dati, già critici, rilevati lo scorso aprile, In poco meno di un mese, a causa delle temperature superiori alla media stagionale, per il vento, buona parte delle dighe a doppio utilizzo dell’acqua ha visto evaporare la metà dei propri volumi, spingendo l’Autorità regionale di bacino alla drammatica scelta: la chiusura dei rubinetti per le campagne, per convogliare la risorsa soltanto sulle abitazioni.
In poco più di quattro settimane il lago Arancio, nell’Agrigentino, è passato da 17 a otto milioni di metri cubi. Il sistema San Giovanni-Furore, da cui dipende l’areale dell’uva da tavola di Canicattì e Naro, si è abbassato da 12 a sei milioni e nel Trapanese la diga Trinità si è ristretta da cinque a due milioni.
L’unica diga ad esclusivo utilizzo potabile, quella del Fanaco è ridotta a una «pozzanghera» da 1,2 milioni di metri cubi. Da quanto si evince dal verbale dell’Osservatorio, è destinata a esaurirsi entro il 6 luglio: «Dopo quella data la risorsa a disposizione del sistema consisterà soltanto in quella che si deriva dalle sorgenti per circa 60 litri al secondo».
Ci saranno tagli idrici ai comuni serviti dal lago, come San Giovanni Gemini e parte anche di Casteltermini, dove «si prevedono nel periodo estivo diminuzioni che vanno oltre l’80% delle normali forniture».
Intanto, a breve la situazione emergenziale non potrà che aumentare perché in provincia, come è noto da Sciacca a Licata, sono presenti tutta una serie di strutture ricettive e grossi complessi alberghieri che
normalmente richiedono fabbisogni idrici notevoli.