La violenza usata dal rappresentante del Codacons Agrigento Giuseppe Di Rosa nel pubblicare uno scritto anonimo nella sua pagina di facebook, diffamando e calunniando alcuni vigili e, di conseguenza calunniando il Comune, non può e non deve passare inosservata.
Il Di Rosa, dopo avere ricevuto una lettera anonima all’interno della quale c’erano i nomi di alcuni vigili urbani che usufruirebbero di indennità non spettanti, ha pensato bene di pubblicare integralmente quella lettera.
Lontano anni luce di quelle che sono le leggi italiane, Di Rosa, non consigliato da alcun legale, ha schiaffato i nominativi di quei vigili senza alcun filtro, di fatto, dichiarandoli più o meno ladri di soldi che non gli spettano.
Il tutto basato su una lettera anonima che Di Rosa, noto avversario del sindaco Miccichè e di tutta l’Amministrazione (perchè a suo tempo non gli hanno dato la caramellina di un assessorato) ha fatto propria come il verbo, come se tutto quanto scritto in quell’anonimo fosse vero. Allucinante!
A questo punto, i vigili urbani citati in quella lettera non possono esimersi dal denunciare il Di Rosa con l’accusa di diffamazione e calunnia. Tacere e non denunciare Di Rosa sarebbe assai pericoloso soprattutto per la propria onorabilità.
Ma ci sono ancora altre onorabilità da difendere e sono quella del Comune stesso e quella dell’intero Corpo di Polizia Municipale (o Locale). Il sindaco deve difendere l’onorabilità di tutta l’amministrazione la quale non può essere complice, attraverso un atto, una determina o una delibera, di essere “compiacente” nel fatto di sperperare i soldi a proprio piacimento. Insomma, in poche parole, di consentire un latrocinio bello e buono a favore dei vigili in questione. In questo caso la calunnia è dietro la porta.
Il comandante pro tempore del Corpo deve fare la stessa identica cosa. Difendere l’onorabilità da vili accuse pervenute da un anonimo e dimostrare a chicchessia, che il reato di calunnia è servito in un piatto d’argento.
Stare tutti zitti sarebbe una sciagura.