Nella nostra Regione e nella provincia di Agrigento, si assiste ad un crescendo di problematiche sociali, economiche, occupazionali che affliggono la maggior parte di cittadini e utenti. A soffrirne maggiormente, purtroppo famiglie in povertà, pensionati, disoccupati a migliaia. Di fronte a questo quadro viene da chiedersi: chi fa cosa per tutelare bisogni e legittimi interessi di cittadini, famiglie, utenti di servizi di pubblica utilità?
Come se non bastasse ad Agrigento “piove sul bagnato” con la crescente crisi idrica in città Agrigento e nella provincia. Eppure tale crisi dovrebbe favorire un concerto permanente tra politica, associazioni d’imprese, sindacati e soprattutto associazioni di utenti e consumatori, riconosciute, di certo non di comodo come talune, tutti attorno ad un tavolo per discutere le sorti di enti controversi come Siciliacque, al fine di programmare ed investire finanziamenti su politiche innovative di approvvigionamento idrico. Dando vita, in primo luogo, ad un programma straordinario di investimenti per realizzare dissalatori in tutte le città della Sicilia prospicenti il mare.
Premesso quanto sopra appare oramai proprio del tutto inadeguata la L.R. 23 maggio 1994, n. 7. Norme per la tutela dei consumatori e degli utenti, poiché vecchia e non più rispondente alle moderne esigenze di cittadini utenti in ordine proprio ai servizi di pubblica utilità. Detta Legge regionale, attualmente così recita:
Art. 1 – La Regione, nell’ambito delle proprie competenze e in esecuzione della normativa comunitaria o nazionale, riconosce e promuove il ruolo economico e sociale dei cittadini in qualità di consumatori ed utenti di beni e servizi di godimento individuale e collettivo ed il loro diritto ad operare e ad associarsi per la salvaguardia e la tutela della loro condizione.
Art. 2 – promozione ed attuazione di iniziative miranti a tutelare il cittadino in quanto utente di servizi pubblici. La Regione persegue la tutela del diritto alla rappresentanza dei consumatori nel proprio seno e presso gli enti, gli istituti e le aziende da essa dipendenti e/o comunque sottoposti a controllo, tutela e/o vigilanza della medesima, negli enti locali territoriali e/o istituzionali, nonché negli enti, negli istituti e nelle aziende da questi dipendenti e/o comunque sottoposti a controllo, tutela e/o vigilanza.
Quindi, a parere della scrivente associazione, nel concerto delle rivendicazioni proprie delle PARTI SOCIALI circa la qualità della vita e dei servizi, le organizzazioni sindacali che supportano l’attuale cosiddetto Cartello Sociale, con il permanere delle gravi carenze a tutt’oggi emerse in ordine al problema dell’acqua pubblica, esse medesime dovrebbero proprio avvertire in primo luogo la necessità di un urgente riammodernamento della legge regionale del 23 maggio 1994, n. 7 recante “ Norme per la tutela dei consumatori e degli utenti” .
Pertanto, sarebbe più comprensibile che le OO.SS. agrigentine e regionali, nell’interesse del sacrosanto diritto all’erogazione del servizio idrico, dessero maggiore impulso alle proprie associazioni di cittadini, utenti e consumatori, presenti nel CRCU Sicilia, sostenendone la necessità che l’Assemblea regionale Siciliana, su proposta del Governo regionale, proceda ad adeguare la legge regionale n.7\1994, ai giorni nostri. Imponendo rigide norme statutarie alla società Siciliacque nonché alle società come AICA srl, chiamando a partecipare nei rispettivi CdA, con compiti di controllo, proprio anche le associazioni di utenti e consumatori come davvero riconosciute da ARERA. Di certo non di comodo come tali, in tante oggi presenti in giro per la Sicilia. Occorre combattere e prevenire rappresentanze sociali spurie, di comodo e di convenienza politica.